Ylenia, ultima vittima del “troppo amore”

Quando soltanto un paio di mesi fa si ricordava, su queste pagine, l’importanza e il senso di una Giornata come quella del 25 novembre, contro tutte le violenze verso le donne, il focus del discorso era quello di ricondurre ogni gesto di violenza all’incapacità dell’uomo di accettare una condizione femminile alla pari della sua. Uomini impauriti da una donna che dice la sua, che prende le sue decisioni, che vive come non dovrebbe.

La storia di Ylenia Bonavera, la ventiduenne messinese cui l’ex fidanzato ha dato fuoco, non accettando la fine della loro relazione, riapre il discorso. Non per la dinamica dei fatti, tristemente noti come un vecchio film che vediamo sempre più volte l’anno. Ma per l’istinto femminile, inspiegabile in questi casi, alla protezione e alla giustificazione del proprio carnefice. Ylenia, nonostante filmati abbiano ripreso Alessio intento ad acquistare una tanica di benzina, è convinta dell’innocenza del suo ex fidanzato. Ed è pronta a giurarlo, seppure dando una versione dei fatti assai confusa – come è comprensibile che sia – e contraddittoria, anche davanti alle telecamere. Che nell’incomprensibile cecità di una giovane donna come Ylenia ci sia l’incapacità di ammettere di amare un uomo sbagliato e l’ostinazione nel voler andare contro una madre a cui quel ragazzo proprio no, non piaceva, è purtroppo un dato di fatto. Ma se accanto a uomini mostruosi la nostra società cresce anche donne che non sanno amare se stesse, il senso del 25 novembre si perde, se non diventa una rivoluzione culturale che insegna che l’amore non è mai violento. Perché in quel caso è tutto fuorché amore. E benché nessuno creda davvero che la conduttrice Mediaset Barbara D’Urso sostenga la violenza femminile (il riferimento è alle recenti polemiche in seguito il servizio del programma Pomeriggio Cinque in cui è intervenuta Ylenia) la nostra televisione dovrebbe tener conto che passare un messaggio come “ci sono uomini che fanno queste cose per troppo amore” è inaccettabile, vergognoso, pericolosissimo. Poco importa il contesto, il tono dell’affermazione: lo spettatore televisivo medio non contestualizza e non interpreta un tono. La sedicenne che litiga con i propri genitori che le vietano di rientrare tardi la sera, non legge fra le righe. Coglie un messaggio, che è quello della giustificazione, della seconda possibilità, del “tanto a me non succede”.

Le citazioni scontate sono fuori luogo in questo caso, ma è vero che gli uomini non cambiano. La vera rivoluzione, la sola speranza, può nascere solo da donne che si amano e si tutelano. Soltanto da queste donne nasceranno uomini che non ci sarà bisogno di difendere.

di Giusy Patera

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