Hokusai e l’erotismo del polpo

Un decennio prima di realizzare la sua opera più celebre, “La grande onda di Kanagawa”, Hokusai, nel 1815 pubblica tre volumi di stampe erotiche. Tra queste c’era la xilografia “Take to ama” (Polpo e pescatrice subacquea), anche se il titolo fu tradotto come “Il sogno della moglie del pescatore”. Una stampa esplicita, raffigura una donna nuda stesa sulla schiena, con le gambe aperte e gli occhi chiusi, mentre un enorme polpo rosso le fa un cunnilingus (sesso orale). Gli occhi obliqui del polpo sporgono tra le gambe della donna e i suoi tentacoli coperti di ventose le avvolgono il corpo fremente. Un secondo polpo, più piccolo, le infila il becco nella bocca stringendole il capezzolo sinistro con la punta di un tentacolo. In Europa la stampa fu interpretata come la scena di uno stupro. Ma coloro che interpretarono erroneamente la stampa, critici e professlri d’arte, non conoscevano il giapponese. Nel disegno, per riempire lo spazio, la pescatrice in estasi esclama:

“ Odioso polpo! Mi togli il respiro succhiandomi alla bocca del ventre! Ah! Sì…è…lì! Con la ventosa, la ventosa…! Lì, lì…! Finora era me che gli uomini chiamavano polpo! Polpo…! Come fai…! Oh! Limiti e confini scomparsi! Svanisco!”.

In occidente, la traduzione del titolo dell’opera, mette in mostra l’incapacità di vedere ciò che è reale per vedere ciò che non esiste ma diviene reale nella mente corrotta dei critici, incapaci di esprimere un sentimento erotico sensuale. Hokusai fonde in un unicum, la pescatrice e il polpo che perdono le forme concettuali per eprimersi in un totale abbandono d’amore dove lei diviene lui e viceversa, in un gioco passionale che supera i limiti del conformismo occidentale.

La stampa di Hokusai è in mostra a Roma al museo Ara Pacis.

di Claudio Caldarelli

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