Il colosso d’argilla

Era prevedibile che una forza politica nata dal nulla, nel giro di pochi anni, fondata sul populismo, l’odio, un pizzico di fascismo e senza nessuna base ideologica forte, si sgretolasse come una statua d’argilla alla prima pioggerellina; eppure c’è chi ancora confida nell’efficacia di quelle idee rivoluzionarie, di quegli ideali così puri che – seppur parzialmente traditi – continuano a dare linfa a ciò che resta del gigante di creta modellato da Grillo e Casaleggio. Che qualcosa stia cambiando in peggio non ce lo dicono solo i risultati elettorali, ce lo dice lo stesso cofondatore del M5S che comincia a manifestare i primi segni di insofferenza verso la sua creatura. Già durante le votazioni per salvare Salvini, Grillo si è esposto con un tweet polemico sul quesito messo su Rousseau (poi modificato) e sul burocratese in cui era scritto. Poco dopo, il comico genovese ha rincarato la dose esprimendo le sue perplessità sul M5S con le significative parole “ho creato un mostro”. Ed è vero. Il partito che criticava l’uso aziendale della pubblica amministrazione a vantaggio delle imprese di Berlusconi, ora porta circa 100.000 euro al mese di soldi pubblici – versati da senatori e deputati grillini con clausola obbligatoria – nelle casse dell’azienda privata di Casaleggio, senza contare le donazioni che arrivano dalla piattaforma Rousseau, utilizzata da Di Maio come strumento decisionale ufficiale (ma solo quando conviene a lui), col piccolo problema che l’unico che possa gestire i dati presenti sulla stessa e la correttezza delle votazioni, sia sempre il solito Casaleggio.

Il mostro creato da Grillo doveva portare trasparenza e onestà nelle istituzioni ma è bastata una legislatura per far modificare i termini delle rendicontazioni, sparire le dirette streaming (censurate dallo stesso M5S), dissolvere i meetup e rinnegare tanti capisaldi che dovevano fare da pietre angolari di tutta l’organizzazione. Al punto che lo spirito del V-Day si è rivoltato impietosamente su Grillo, preso a fanculate dai suoi supporters  durante una delle ultime apparizioni pubbliche. Qualcuno comincia a storcere il naso di fronte a comportamenti come quello della Sarti, che in tempi non sospetti scrisse “noi non abbiamo prezzo. L’onestà non si compra: o ce l’hai di tuo o sei come loro”, invocando un intervento del garantedi fronte alle falsità dichiarate dalla stessa su richiesta di Casalino, per accusare il suo ex di aver dirottato dei soldi da restituire (è un reato, non parliamo di ragazzate a fini goliardici). Una volta beccata e sbugiardata, è riuscita solo a piangere e dire che non mollerà la poltrona fin quando non sarà obbligata cosa che, ad oggi, nessuno ha fatto. Roba che se succedeva nel PD, apriti cielo. La sfortuna di Di Maio è che non tutti i grillini camminano col paraocchi, persino quelli meno brillanti e acuti, come Di Battista, alla fine si sono svegliati. Il Dibbaha, infatti, disertato l’ultima convention del M5S dichiarando: «Di Maio prima mi ha usato e poi mi ha scaricato». Un po’ come sembrerebbe aver fatto la sua azienda di famiglia con i dipendenti. Ma questa è un’altra storia.

Nel nuovo atto costitutivo del M5S, Grillo viene relegato a mero garante del M5S – qualsiasi cosa ciò significhi o meglio non significhi –e Di Maio viene promosso fondatore, il che potrebbe indicare che Casaleggio ha capito che la nave sta affondando e preferisce mettere al timone qualcuno su cui scaricare la colpa ma soprattutto che il M5S potrebbe cominciare a perdere il prezioso appoggio di Grillo.

Da non sottovalutare poi il leggero cambiamento direzionale del Fatto Quotidiano. L’organo ufficioso di propaganda 5 stelle negli ultimi tempi ha dato pericolosi segnali di allontanamento, persino il fedelissimo Travaglio ha preso le distanze da alcune decisioni di Di Maio. Se mancherà anche il supporto dell’unico organo di stampa riconosciuto dai grillini come attendibile, altri pezzi del colosso finiranno per infrangersi.

Una cosa è certa, a portare agli onori Di Maio & Co. sono stati gli stessi personaggi armati d’odio e di cattive intenzioni che adesso cominciano a vedere deluse le loro aspettative e non per tutti sarà sufficiente il contentino del reddito di cittadinanza. Qualcuno inizia a incazzarsi, non starei così sereno al posto dei duri e puri che li hanno imbottiti di favolette irrealizzabili.

di Marco Camillieri

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