Maryse Condé: “Io, scrittrice nera senza fard”

Maryse Condé è francese, nata nell’isola di Guadalupa nel 1937 in una famiglia della piccola borghesia di Point-à-Pitre, romanziera, vincitrice del Nobel “alternativo”, il New Academy Prize in Literature.

E’ una della romanziere di punta della letteratura caraibica che nella stesura dei romanzi predilige soffermarsi su problematiche legate alle relazioni tra sessi, razze e culture in epoche storiche e luoghi di volta in volta diversi.

Non c’è quindi da stupirsi se i temi trattati nelle sue opere sono diventati delle vere e proprie cause per cui combattere e alzare la voce.

I romanzi che l’hanno incoronata vincitrice del New Academy Prize in Literature sono tre: Io, Tituba, strega nera di Salem; Segu;e Windward Heights.

Ora  Maryse Condé si racconta in un libro autobiografico dal titolo “La vita senza fard” edito da La Tartaruga.

Lei stessa dice: “Le autobiografie finiscono troppo spesso col trasformarsi in opere di fantasia. L’essere umano sembra nutrire un tale desiderio di raffigurarsi una esistenza diversa da quella realmente vissuta, che finisce per abbellirla, spesso suo malgrado. La vita senza fard va dunque considerato un tentativo di dire le cose come stanno, rifiutando i miti e le facili e lusinghiere idealizzazioni. Di tutti i miei libri, credo sia forse il più universale. Non è solo la storia di una ragazza della Guadalupa alla ricerca della propria identità in Africa, o quella del lungo e doloroso avvento di una vocazione per la scrittura in un essere in apparenza poco incline ad abbracciarla. È dapprima e soprattutto la storia di una donna alle prese con le difficoltà della vita, che si trova di fronte a una scelta fondamentale, attuale ancora oggi: essere madre o esistere per se stessa. Penso che ‘La vita senza fard’ sia soprattutto la riflessione di un essere umano che tenta di realizzarsi pienamente. E che la felicità finisce sempre per arrivare.”

Di questa donna coraggiosa, come lei stessa ha più volte raccontato, sappiamo che fino a quarant’anni la sua vita è stata molto complicata. Ha dovuto crescere da sola quattro bambini, si è esiliata negli Stati Uniti per trovare un lavoro adatto a lei. Di conseguenza a mancarle era la pace e il tempo libero senza i quali non può esserci scrittura, fantasie, idee da elaborare, guizzi di creatività. Da bambina era convinta che “le persone come lei” non potessero scrivere: perché donna, donna di colore, proveniente da un piccolo Paese senza importanza. Solo con il tempo ha superato tutti questi ostacoli, conquistando fiducia in se stessa.

Una lunga vita a lieto fine, l’amore per la scrittura e gli ostacoli superati, la forza interiore, le battaglie dentro e fuori di lei. Tutte sapientemente vinte.

E questa donna ama ricordare una frase di Jean-Paul Sartre che diceva: “Scrivere o vivere,bisogna scegliere“. Una frase che illustra alla perfezione il suo tortuoso percorso che l’ha portata ora, a ottantadue anni, ad essere considerata una scrittrice di punta, una donna di valore, un esempio da seguire per tutti ma soprattutto per molte donne.

di Stefania Lastoria

 

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