Parità di genere. Il Presidente della Repubblica premia Rosa Oliva

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 12 marzo, ha ricevuto al Qurinale Rosa Oliva  per conferirle la più alta onorificenza dell’Ordine al Merito: CAVALIERE DI GRAN CROCE.

“Il suo è stato un piccolo gesto che ha mosso una montagna. L’Italia le deve riconoscenza”.

Così il Presidente ha espresso il suo ringraziamento alla donna che ha permesso di arrivare alla parità di genere nelle carriere pubbliche.

LA VICENDA GIUDIZIARIA

La battaglia individuale di Rosanna Oliva De Conciilis inizia nel 1960. Rosa, come la chiamano tutti, è di origine salernitana, si trasferisce a Roma e si laurea, nel 1958, in Scienze Politiche e Sociali. Tra i suoi professori c’è anche Costantino Mortati, illustre costituzionalista. Rosa vuole accedere alla carriera prefettizia e ha tutti i requisiti per farlo, tranne uno: essere un uomo.

Compila lo stesso la domanda per il bando di concorso del Ministero dell’Interno. Viene poi convocata in un Commissariato romano dove le comunicano che la sua candidatura non può essere accettata per mancanza del requisito di genere. Rosa insiste per avere una dichiarazione scritta del rifiuto e con quella bussa alla porta del suo professore.

Il professore Mortati si assume l’incarico di patrocinare il ricorso della Dott.ssa Oliva, prima al Consiglio di Stato poi in Corte Costituzionale (Tribunali composti soltanto da uomini nel rispetto dell’art. 7 della legge 1176 del 1919 che prevedeva:“’esclusione delle donne da tutti gli uffici pubblici che implicano l’esercizio di diritti e podestà politiche”)

LA SENTENZA N.33/60

La questione di illegittimità, sollevata con il ricorso, si fonda sulla Costituzione; in particolare sull’art. 3, che sancisce l’uguaglianza davanti alla legge senza distinzione di sesso e sull’art. 51, che garantisce l’uguaglianza nell’accesso ai pubblici uffici e alle cariche elettive. 

I Giudici della Corte Costituzionale, riconoscendo che l’art. 7 L.1176/1919 assumeva il genere femminile a fondamento di incapacità o minore capacità e che questo era contrario al principio costituzionale di uguaglianza, ne dichiararono illegittimà con la storica sentenza n. 33 del 13 maggio 1960 che può essere considerata una delle più importanti conquiste per l’emancipazione femminile e per la parità di genere.

Rosa non diventerà mai Prefetta, ma entrerà nell’Amministrazione finanziaria e successivamente ricopirà  numerosi incarichi nella Pubblica Amministrazione, tra questi quello di consulente giuridica alla Camera e al Senato. 

A 50 anni da quella storica sentenza, nel 2010, Rosa Oliva fonda la Rete per la Parità, un’associazione che ha come finalità la completa realizzazione della la parità di genere.

Peccato  non si vedano i sorrisi dice Rosa Oliva al Presidente Mattarella,  mentre viene scattata la foto di rito con le mascherine.

di Nicoletta Iommi

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