Femminicidi, Italia inadempiente e pochi centri per gli uomini violenti

Due anni di lavoro, oltre 20 audizioni in Senato di esperti e operatori, infine una relazione approvata il 16 febbraio all’unanimità dalla Commissione d’inchiesta sui femminicidi. Per concludere che la violenza contro le donne deve diventare un “affare di uomini”, come del resto chiede l’articolo 16 della Convenzione di Istanbul del 2011, a cui l’Italia ha aderito e che prevede la messa in campo di programmi per “rieducare” i maltrattanti.

E’ stata censita l’esistenza di programmi di ascolto per uomini maltrattanti in 26 città, principalmente se non esclusivamente ubicate nel Centro – Nord Italia. Un numero irrisorio se si considera l’enormità delle cifre dei femminicidi (118 nel solo 2021), punta di un icerberg di migliaia e migliaia di comportamenti violenti all’interno delle relazioni sentimentali.

«L’Italia è inadempiente – spiega la senatrice Alessandra Maiorino – questi centri sono sorti spontaneamente a partire dal 2009 nell’ambito del privato sociale, ma non sono stati riconosciuti in modo organico dallo Stato».

Quanto sia importante prevenire, agendo sulle radici della violenza maschile sulle donne lo dimostrano i numeri: tra gli uomini maltrattanti che hanno frequentato programmi specifici, l’80 per cento (a Milano addirittura il 90%) non ha più commesso violenze. Cioè quasi tutti gli uomini che hanno completato il percorso di recupero hanno compreso i propri sbagli, imparato a gestire la rabbia e non hanno replicato comportamenti aggressivi nelle relazioni di coppia. Si tratta quindi di un’opera di prevenzione importante, che può fermare un’escalation distruttiva.

Ora la relazione verrà discussa in aula al Senato perché diventi patrimonio comune, e andrà a corroborare le due proposte di legge di Maiorino e Conzatti che chiedono che i Centri per l’ascolto degli uomini maltrattanti (Cam) vengano istituzionalizzati in tutta Italia ed entrino a far parte della rete antiviolenza, con idonei finanziamenti che integrino il fondo di 9 milioni di euro già approvato con la legge di bilancio e destinati alla rieducazione degli uomini autori di violenza.

Alla luce di tali fatti e risultati ottenuti, sembra evidente che la violenza contro le donne è un problema che riguarda gli uomini, sono gli uomini che devono interrogarsi, elaborare il vissuto della loro rabbia, frustrazione, sopraffazione, senso di potere e possesso. Capire dove affondano le radici di tanta violenza e con l’aiuto di specialisti, fare luce dentro se stessi. Finora si è agito solo sulla protezione delle vittime senza ambire ad andare alla causa del problema, che sono appunto gli uomini violenti. È nostro dovere fare tutto il possibile per fermare la violenza fin dal suo primo manifestarsi, senza aspettare che l’escalation raggiunga il suo apice più drammatico, a quel punto di non ritorno che vede famiglie distrutte piangere per efferati omicidi, perdite che segnano ferite non rimarginabili, bambini orfani, già protagonisti del male e di una cattiveria da cui proprio gli adulti dovrebbero proteggerli.

Questo è l’obiettivo dei centri di ascolto per uomini maltrattanti oggetto della Relazione approvata il 17 febbraio in commissione Femminicidio e del disegno di legge, su cui ieri la commissione Giustizia ha iniziato il suo esame”, continua Maiorino. Si tratta di un messaggio culturale dirompente: gli uomini si mettono in discussione e possono parlare dei propri sentimenti, imparare a incanalare la rabbia, capire che la violenza non è una malattia ma un comportamento sbagliato.

La consapevolezza di comportamenti malati dovrebbe essere la spinta a migliorare, guarire, cambiare per vivere una vita più “sana” e non essere un pericolo per le persone che si dovrebbero amare.

La rabbia è energia che si può trasformare in qualcosa di più costruttivo e altruistico, perché con gli strumenti giusti messi a loro disposizione, si può cambiare e i numeri lo dimostrano.

di Stefania Lastoria

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