Le madri di Beslan

Cerulli“Putin boia di Beslan” così il grido delle madri che chiedono giustizia per la strage della scuola cecena: 334 vittime fra cui 186 alunni. Le donne cecene chiedono giustizia e per questo vengono arrestate e condannate. Indossano magliette con la scritta Putin boia e la polizia le aggredisce, le malmena e poi le arresta, davanti alla palestra della scuola n.1della piccola città dell’Ossezia del Nord.
Era la ricorrenza della strage, avvenuta il 1 settembre del 2004 quando un gruppo di militanti ceceni prese in ostaggio oltre mille persone, in maggioranza alunni della scuola. Due giorni dopo il sanguinoso epilogo con centinaia di bambini uccisi dalle forze speciali russe.
Sono passati 12 anni ma ancora le dinamiche di quella strage non sono chiare. Molte le zone d’ombra e i lati oscuri di un dramma voluto e forse cercato. Molti dubbi e molte certezze sul ruolo dell’esercito russo che non ha tentato una soluzione diplomatica della crisi.
Arrestata anche Ella Kesaeva, leader del movimento ”Le voci di Beslan”. La Kesaeva ha perso due nipoti nella strage, è stata arrestata il giorno del suo compleanno. Ha scritto un libro di denuncia sui crimini commessi dalle forze militari russe il 3 settembre 2004, è stata anche la promotrice della raccolta di una consistente documentazione consegnata nel 2008 alla Corte europea di Strasburgo.
In Russia la scuola inizia il 1 settembre, a Beslan inizia con ritardo perché si fanno 4 giorni di lutto. Nella ricostruzione fatta dai familiari delle vittime, si smentisce che la strage fu opera dei ceceni, in quanto le analisi sul luogo hanno confermato che la maggior parte delle vittime aveva segni di lanciafiamme e lanciagranate, armi usate esclusivamente dalle teste di cuoio russe.

di Simone Cerulli

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