Grandi opere dai piedi d’argilla

cerulliDue inchieste sulle Grandi Opere, hanno portato all’arresto di trenta persone con le accuse di associazione per delinquere, corruzione, turbativa d’asta e tentata estorsione. Tra gli arrestati il figlio di Monorchio, il ragioniere dello Stato, tra gli indagati il figlio di Lunardi, già ministro dei lavori pubblici. Due operazioni separate dei pm di Roma e Genova: Amalgama e Arka di Noè. Un amalgama di imprese colluse, di relazioni tecniche taroccate, di funzionari corrotti, cemento scadente e opere che crollano.
Gallerie, viadotti, ponti, cioè giganti con i piedi di argilla o piuttosto da cementi che non sono cementi ma sembrano colla. Coinvolti grandi gruppi e imprenditori vicini alle ‘ndrine. Cantone dice valuteremo se commissariare quei cantieri. Si riferisce al sesto macrolotto della Salerno Reggio-Calabria, che ha richiesto un investimento, da parte dello Stato, di 632 milioni di euro. Quattro degli indagati figurano in entrambe le inchieste: il direttore tecnico Giampiero De Michelis, l’imprenditore Domenico Gallo, che pare avere legami con le ‘ndrine di Platì, Michele Longo e Ettore Pagani. Non due persone qualunque gli ultimi due, ma hanno un ruolo di primo piano nella Salini-Impregilo, il colosso che prende tutti gli appalti pubblici, tra gli altri il Ponte di Messina. Ma sono anche direttore e presidente del consorzio Cociv a cui le ferrovie dello stato hanno commissionato la realizzazione del terzo valico della Tav.
C’è corruzione e ricatto, tutti sono corrotti e tutti ricattati. Il sistema della spartizione degli appalti truccati, affonda le radici lontano, ed entra in profondità come un cancro nella gestione delle risorse pubbliche. Un sistema endemico che arricchisce sempre i soliti noti, le solite imprese, i soliti figli di papà e impoverisce la gente che paga un prezzo salato in termini di servizi che non vengono elargiti. Si perché tutto ciò che la corruzione prende, viene tolto alla ricerca, al salario di cittadinanza, alla scuola e agli ospedali. Senza corruzione non ci sarebbero i tichet o le tasse universitarie. Senza corruzione ci sarebbero le risorse per il reddito di cittadinanza. Ci sarebbero le risorse per i migranti e per la povera gente.
I sistemi di relazioni, le parentele, le complicità, la distorsione genetica tra committenza pubblica e appaltatore privato, il perenne conflitto di interessi, in cui il controllore e il controllato sono la stessa persona. Come a un tavolo di ladri, dove non ci sono regole, l’unica regola e spartire per prendere di più, il De Michelis, definito il “Mostro” può minacciare chi prova a scaricarlo che andrà in procura a raccontare tutto, che ha un dossier esplosivo sull’Anas con cui massacrare tutti. Ma non per fare pulizia, solo per avere più potere. Tutto costa di più e tutto dovrà essere rifatto perché costruito male. Questa la giostra dei corrotti che sono anche corruttori, con il silenzio e spesso con la collusione della politica.

di Simone Cerulli