Intercettazioni: il governo disarma le procure

Il governo, sulla base di una delega affidatagli dal parlamento, ha riscritto a fine 2017 la normativa sulle intercettazioni in senso più restrittivo quanto alla tutela della privacy. In sostanza il testo voluto dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, prevede il divieto di trascrizione “anche sommaria” delle “comunicazioni o conversazioni irrilevanti ai fini delle indagini, sia per l’oggetto che per i soggetti coinvolti”. Nel verbale delle operazioni va indicato solo data, ora e dispositivo su cui la registrazione è intervenuta. Curiosamente la decisione su cosa sia rilevante o meno viene presa dalla polizia giudiziaria e non dal pm, che può però fare brevi annotazioni all’autorità giudiziaria: una circolare del ministero, però ha recentemente limitato la possibilità per le forze dell’ordine di informare il pm. Negli atti, si potranno citare, ove necessario, solo i brani essenziali delle intercettazioni.

“Il nuovo regime entra in vigore il 25 luglio. Purtroppo molti procuratori si stanno adeguando, quanti più lo faranno, tanti più saranno i danni” dice Roberto Scarpinato procuratore generale a Palermo, e prosegue “ se questa linea non cambierà andremo incontro alla dispersione di un enorme patrimonio informativo di cui non resterebbe traccia documentale”.

La nuova legge attribuisce agli ufficiali di polizia giudiziaria il potere di selezionare le comunicazioni rilevanti, stabilendo per essi il divieto di trascrivere, anche in modo sommario le comunicazioni o conversazioni a loro giudizio irrilevanti ai fini delle indagini. Da luglio per i pm sarà tutto più complicato, avranno meno informazioni e quindi meno possibilità di collegare fatti che possono risultare irrilevanti alla polizia giudiziaria. “ Conversazioni ritenute irrilevanti in un procedimento instaurato per traffico di droga presso la Procura di Milano possono rilevarsi rilevantissime per un procedimento per omicidio alla Procura di Palermo e per un procedimento per misure di prevenzione patrimoniali alla Procura di Torino. Gli esempi concreti tratti dalla quotidianità della prassi operativa potrebbero essere migliaia.

L’obbligo della circolazione delle informazioni, eredità preziosa del metodo Falcone, finalizzato ad evitare il pericolo di dispersione di risultanze processuali irrilevanti nel procedimento in cui sono stati acquisiti…” Tutti i dati acquisiti finiscono in una banca dati centralizzata consultabile dalle procura e dalla Direzione Nazionale Antimafia. Dati sensibili che possono essere in un primo tempo definiti irrilevanti, spesso compongono il mosaico del malaffare successivamente. Avere la possibilità di analizzare dati, brogliacci, trascrizioni che riguardano tutte le conversazioni sia quelle immediatamente rilevanti per il procedimento in cui state disposte sia quelle irrilevanti per quel procedimento ma potenzialmente rilevanti per altri procedimenti.

Una controriforma quella giudiziaria, che limita l’intervento dei pm su indagini complesse e di lungo termine, a beneficio dei corrotti, delle connessioni politico mafiose e del malaffare su cui poggiano i poteri economico finanziari che vogliono mantenere l’impunità.

di Claudio Caldarelli

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