Giorno verrà, dice l’eretico

Non ne posso più, dice l’eretico, di sentir parlare di Tav e del contratto di governo tra Lega e 5Stelle. Soprattutto perché l’esecutivo di regola dovrebbe esprimere un progetto per l’Italia e non essere una fonte di promesse  per un contratto che più che essere di governo si rivela sempre di più di dis-accordo elettorale e cioè di gestione del potere.

Ma oltre tutto perché la spesa nel bilancio annuale dello stato ammonta a 580 miliardi di euro e il costo complessivo della Tav sarebbe di 8,6 miliardi, cioè di poco meno di 2,9 miliardi annui in un triennio. Cioè il 5 per mille del bilancio dello stato… Veramente, ci fanno credere di informarci e ci propinano solo quello che pensano sia utile per qualche voto in più.

Non discuto, dice l’eretico, sull’utilità o meno della Tav o sugli utilizzi strumentali, pro o contro, delle diverse analisi costi/benefici.

Certamente però  vale la pena considerare che con 8,6 miliardi si potrebbero costruire almeno cinquantamila case da abitazione. E sarebbe interessante una corrispondente analisi comparata nei confronti della Tav …

Allo stesso modo, aggiunge l’eretico, è pesantissimo l’uso strumentale dell’informazione. Non si può parlare per mesi e mesi di Tav (oltre tutto, senza concludere niente e lasciando tutto sospeso) e passare sotto silenzio ad esempio, la situazione della Sanità, che in Italia essa incide sul Prodotto Interno Lordo (PIL) per lo 8,9 %, cioè per quasi 150 miliardi di euro.

E naturalmente si evita di parlare di un dato impressionante, quello dei 22 mila medici specializzati che entro il 2022, cioè nei prossimi 3 anni, usciranno dal servizio.

E si nasconde che, per la sostituzione attraverso il corrispondente sistema formativo, sono programmate solo 8200 borse di studio. Mancheranno cioè 15 mila specialisti necessari ma non previsti.

Per essi servirebbero almeno due miliardi di Euro. Anche in questo caso, che risultato avrebbe una analisi costi/benefici nei confronti della Tav?

Ma l’eretico non si ferma a questa osservazione tecnico-economica. Vuole guardare il mondo con gli occhi del sociale.

Perché non può accettare che variazioni riguardanti in Italia poche decine di casi, su 60 milioni di cittadini (vedi legittima difesa) vengano esaltati o condannati. Mentre problemi che riguardano milioni di persone nel mondo, come le migrazioni, o miliardi di persone, come la condizione delle donne, siano ignorati o trattati con egoismo disumano.

Come qualche giorno fa, quando il governo e il parlamento italiano hanno considerato la presenza di una decina di migranti di colore su una nave come un rischio per la sicurezza nazionale.

Come in questi giorni, quando in occasione dell’8 marzo tanti politici ed esponenti dei mass media hanno finto di preoccuparsi dei diritti delle donne.

Già, le donne. È facile partecipare ad una fiaccolata contro i femminicidi o le violenze. Ma poi nulla si fa per dare alle donne, anzi, no, per riconoscere alle donne, i loro diritti.

Le donne non sono soggetto di attenzione, nel programma di governo.

Le donne, non lo erano ugualmente, nelle azioni (è difficile parlare di realizzazioni)  di tanti governi precedenti.

Le donne sono discriminate, sono solo il 12 per cento nelle accademie scientifiche  del mondo.

Le donne, (lo ha recentemente ricordato l’OMS, la Organizzazione Mondiale per la Sanità), rappresentano nel settore il 70 per cento della forza lavoro,   masolo al 25% di esse sono correttamente riconosciute posizioni di leadership. Ed anche il differenziale retributivo è alto: circa il 26% nei paesi ad alto reddito, e un valore inferiore, il 29%, nei paesi a reddito medio-alto.
E l’OMS indica la discriminazione di genere, i pregiudizi impliciti, le molestie sessuali e le violenze come i fattori principali e sistemici al progresso delle donne in sanità.

Anche in Italia, pensa l’eretico, molto si deve fare. Nel campo della sanità, ad esempio, dove le donne sono già maggioranza tra i nuovi medici ed entro tre anni lo saranno in tutta la popolazione professionale (con l’accelerazione dei pensionamenti risultante dalla “quota 100”). Èun fatto che però non si traduce in proposte strategiche a livello governativo, anzi, neppure a un minimo di interesse E del resto, ci sono ritardi anche delle organizzazioni, professionali e sindacali, che dovrebbero recepire esigenze e legittimi interessi di categorie professionali in rapida evoluzione, tra le quali peraltro non compaiono riconoscimenti di genere.

Ma non si tratta solo di riconoscimento di retribuzioni o di sviluppo professionale, per le donne. C’è ben altro. C’è il rifiuto di accettare la realtà del loro essere uguali agli uomini, anzi, con qualcosa di più, con il potere di essere madri. E si dovrà forse da attendere una vera e propria rivoluzione femminile, per abbatterlo.

Se non ora, quando? Da qualche tempo l’eretico trova sempre meno speranze nelle vicende interne dell’Italia e dei paesi cosiddetti civili, nei quali uomini e donne sono soggetti, anzi, oggetti di egoismo e di consumo nella società del profitto. E  segue invece con speranza la difficile presa di coscienza dei tre miliardi di donne dei paesi più poveri, dell’America Latina, della Cina, dell’India, dell’Africa …

È un processo lento, ma irreversibile, che le porterà a liberarsi dalla schiavitù in cui vivono. Verrà il giorno in cui verranno riconosciute essere persone del mondo, insieme agli uomini, accanto ad essi, con pari dignità, con pari diritti, con pari doveri; in una società finalmente libera dall’egoismo, realizzata sulla solidarietà e sull’amore tra tutte le donne e gli uomini della terra.

Se non ora, quando?

di l’eretico