Trent’anni di web, quattro miliardi di utenti

Nel 1989 si commemorava il bicentenario della Rivoluzione Francese e si rendeva omaggio ai patrioti morti per portare avanti ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza. In quello stesso anno, una nuova Rivoluzione, silenziosa e incruenta prendeva il via sotto i nostri occhi: il “Net” cominciava a tessere la sua tela.

Agli inizi, come ricorderemo, ArpaNet (precursore di Internet) venne concepito per scopi militari. Erano gli anni della Guerra Fredda e l’Agenzia del Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti era alla ricerca di un sistema che potesse collegare centri di calcolo con terminali di università, laboratori di ricerca ad enti militari. Tuttavia, alla fine degli anni ’80, con la distensione dei rapporti Usa-Urss, i finanziamenti per il progetto Arpanet vennero meno e le ricerche sul programma furono abbandonate. Cionondimeno oggi sappiamo che ArpaNet ha segnato un passo importante per lo sviluppo della rete di Internet, e può essere considerata l’ossatura da cui ha avuto origine il sistema interconnesso e globale di comunicazione a scopi civili.

Nel marzo del 1989 Tim Berners-Lee, consulente informatico per il CERN, laureato in fisica ad Oxford, porta avanti una proposta destinata ad innescare la rivoluzione che stiamo vivendo. È a lui, infatti, che viene riconosciuta l’invenzione del World Wide Webe la creazione della prima versione di un linguaggio di formattazione di documenti con capacità di collegamenti ipertestuali, conosciuto come HTML. Nella concezione di Berners-Lee, il web doveva essere universale e gratuito; per codificare la sua visione di internet, nel 1994 si reca al Massachusetts Institute of Technology, celebre università americana, e vi fonda il World Wide Web Consortium (W3C), organizzazione non governativa, che stabilisce gli standard di un web aperto, libero e trasparente.

Da allora, in un arco temporale di soli 30 anni, 4 miliardi di utenti “navigano” quotidianamente nella reta virtuale creata da Tim Berners-Lee.

Trattandosi di una rivoluzione tutt’ora in corsa è impossibile farne un’analisi esaustiva. Sarà senz’altro compito degli storici analizzare tra qualche decennio tutte le implicazioni di questa trasformazione. Di certo, per la prima volta nella storia dell’umanità, si tratta di una rivoluzione che coinvolge i 5 continenti, e non è limitata ad un’area geografica definita.

Quattro miliardi di “navigatori”, dicevamo, e quattro immense “fortune” che si sono create. I giganti del Web, i nuovi Padroni del mondo, si chiamano Google, Apple, Facebook e Amazon. Il loro giro d’affari annuale? Superiore a 100 miliardi di dollari. La massa salariale? Solo 500.000 persone. Le tasse eluse negli ultimi 5 anni? Circa 46 miliardi di dollari, grazie al ricorso a tassazioni in paradisi fiscali.

Questa è la triste realtà della nuova Internet economy, del nuovo Grande Fratello virtuale, che controlla, manipola e influenza le nostre scelte di vita.

Persino il suo fondatore, Tim Berners-Lee, che l’anno scorso si è detto preoccupato e “devastato” dalle derive del web e dalla manipolazione dei dati personali, ha creato recentemente una start-up, INRUPT, che promette di essere una cassaforte di stoccaggio delle proprie informazioni a carattere privato. Sarà sufficiente per restituire agli utenti il controllo sulle proprie vite? Temiamo di no.

di Vittoria Failla

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