Una grande Cupola: mafia, n’drangheta e camorra

Una centrale unica di comando, invisibile e inviolabile, dietro Cosa Nostra, N’drangheta e Camorra. Al processo Gotha depositate le dichiarazioni dei collaboratori Pennino e Messina che parlano anche di politica, massoneria e servizi deviati. Ogni volta una conferma. Ogni volta un tassello in più a certificare il coinvolgimento degli apparati di intelligence dietro le più sanguinose stragi di mafia. Il legame tra massoni, politici, uomini d’affari e servizi è sempre più evidente e difficilmente nascondibile.

Un quadrilaterale segreto rappresentato da mafiosi, politici, massoni e 007 deviati si riuniva per governare unitariamente Cosa Nostra, N’drangheta e Camorra dagli anni ottanta, gli anni in cui è nato il periodo stragista con il concorso di pezzi importanti di uno Stato che si era schierato dalla parte mafiosa della barricata. I fatti, di questa Cupola di invisibili, sono venuti allo scoperto dalle dichiarazioni di alcuni pentiti eccellenti tra i quali Gioacchino Lombardo e Leonardo Messina. I verbali degli interrogatori, nei giorni scorsi, sono stati depositati agli atti del processo Gotha dal procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo.

A svelare l’esistenza della struttura occulta di comando è stato proprio Pennino, eccellente esponente di spicco di Cosa Nostra e  massone, che nel 2014 mise a verbale: “mio zio Gioacchino Pennino mi confidò di essere stato latitante negli anni ’60 ospite dei Nuvoletta nel napoletano. La cosa non deve sorprendere in quanto Cosa Nostra, N’drangheta e Sacra Corona Unità, sono da sempre unite tra loro. Sarebbe meglio dire una cosa sola. Da lì mio zio, come mi raccontò, si recava in Calabria dove, mi disse, aveva messo insieme massoni, N’drangheta, servizi segreti, politici per fare affari e gestire il potere. Una sorta di comitato di affari perenne e stabile”. Dichiarazioni importanti, che se confermate aprirebbero un nuovo capitolo nelle indagine della procura di Reggio Calabria.

Le confessioni del pentito non si fermano ma precisano che Stefano Bontade negli anni ’80, pochi mesi prima della morte, disse: “ che avrebbe avuto molto piacere se lo avessi aiutato a continuare quel progetto di tuo zio (il comitato di affari fra criminali, massoni e servizi) non solo in Calabria, dove si era consolidato, ma anche in Sicilia dove il progetto era ancora in fase embrionale. Io con molta diplomazia riuscì a svincolare e a declinare l’invito…”. L’esistenza di una centrale unica di comando è emersa anche da altre confessioni è confermata negli ultimi anni dai risultati delle indagini. I servizi segreti, non hanno nulla di deviato, è il loro agire che determina da che parte stanno, e in questi ultimi anni le indagine hanno dimostrato che i servizi segreti hanno barattato l’etica con la condivisione di comportamenti fraudolenti, illegali e criminosi. Il patto tra i vertici di Cosa Nostra, conferma che Cosa Nostra è una sola grande organizzazione criminali che opera sul territorio nazionale e internazionale.

di Claudio Caldarelli