Salvini ha fatto anche cose buone

“Non sono nato per scaldare le poltrone. Chiedo agli italiani, se ne hanno voglia, di darmi pieni poteri”. (Matteo Salvini, Segretario della Lega Nord in conferenza stampa al Papeete Beach.)

“Salvini non può imporci un cazzo, diciamocelo con franchezza.” (Umberto Bossi, Senatore, fondatore e Presidente federale a vita della Lega Nord durante l’ultimo congresso straordinario della Lega.)

Ai tanti nostalgici del fascismo che rivedono nel leader in felpa la reincarnazione dell’illuminato che regalò all’Italia un indimenticabile Ventennio di imprese eroiche, vorrei solo far presente che Salvini non riesce a farsi rispettare nemmeno dentro il suo partito e, a dirla tutta, ha serie difficoltà a tenere in piedi persino la sua vita personale. Rispetto alla figura del Duce tramandata nell’immaginario popolare, quella di Salvini appare piuttosto come un triste caricatura. Se proprio si vogliono trovare paralleli, suggerisco di leggere il bel saggio “Mussolini ha fatto anche cose buone” di Francesco Filippi, lì sarà davvero possibile ritrovare dei forti punti di raccordo tra i due personaggi e magari, perché no?, unire l’utile al dilettevole e studiare un po’ di storia dai libri anziché dai social.

Si scoprirà così che le leggende sulle riforme sociali, sulla bonifica delle paludi e sulla lotta alla mafia, per citare solo alcuni punti, hanno la stessa matrice dei successi attribuiti a Salvini. Non sono i numeri a confermarle ma solo la propaganda. I numeri dicono altro, esattamente come fanno per Salvini che ciangolava di rimpatri, porti chiusi e lotta all’immigrazione mentre disertava le sedi istituzionali dove si discuteva di quei problemi, portando risultati inconsistenti sulla redistribuzione dei migranti: 16 al mese dal 2018 all’estate del 2019.

Lamorgese in molto meno tempo ha firmato un accordo con Malta che ha permesso di redistribuire ben 57 migranti al mese. Più del triplo di Salvini.

Evidentemente l’entità del successo è inversamente proporzionale al numero di tweet e post su FB.

Per proseguire nel parallelo, pare che durante il fascismo diminuirono i reati, le strade divennero più sicure al punto che “si poteva dormire con le porte aperte”. Balle, ovviamente. Semplicemente, ai tempi del fascismo, la stampa fu imbavagliata per raccontare alla gente di uno Stato forte coi delinquenti e benevolo con gli onesti. I dati, i numeri, mostrano una realtà molto diversa ed è corretto, in tal senso, paragonare Salvini e la Bestia al Duce e alla sua macchina dell’informazione (distorta).

Proprio come il Duce che propugnava il coraggio e chiedeva agli italiani di morire per la patria, dopo essere scappato in Svizzera per disertare il servizio militare, Salvini si pone l’obbiettivo di dare “regole, ordine e disciplina” agli altri, dopo aver collezionato record indecenti di assenteismo sia come europarlamentare che come ministro.

Come il Duce chiudeva un occhio sui suoi gerarchi corrotti e collusi pur inneggiando alla legalità e alla giustizia, così Salvini finge di non leggere le cronache giudiziarie che riguardano i tantissimi casi di leghisti finiti tra le maglie della giustizia, per non parlare dei 49 milioni su cui glissa abilmente da anni.

In estrema sintesi: avete scelto il leader giusto ma per i motivi sbagliati.

di Marco Camillieri

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