Gli uomini della Provvidenza, a quando le donne?

Ci fu un momento, meno di cento anni fa, in cui un pontefice definì Mussolini uomo della Provvidenza e mi sono chiesto quante volte si sarà pentito di quella espressione, visto che pochi anni dopo si trovò costretto a scrivere contro Hitler l’Enciclica “Mit brennender Sorge” (con bruciante preoccupazione …).

Me lo sono chiesto e continuo a chiedermi quale è il ruolo vero dei “leaders”, se e quanto incidono nelle diverse situazioni in cui operano.

Mi riferisco anche a situazioni assolutamente diverse, come la politica, i governi, ma anche a cose molto diverse, come lo sport. Penso nel caso italiano a persone come De Gasperi, Togliatti, Andreotti, Berlinguer, Moro, Craxi, Berlusconi, ma anche a Bartali, Coppi, Rivera, Mazzola, Baggio, Pantani e in chiave mondiale a Maradona, Pelè, Merckx, Bolt, Kennedy, Trump, Obama, Stalin, Churchill, Roosevelt, Gorbaciov, Gandhi, Thatcher (vale la pena di notare i connotati maschilisti delle presenze, pochissime donne, nessuna in Italia). Nel futuro spero, credo si avrà un rapporto diverso, con un riconoscimento della migliore qualità della presenza femminile.

Ma veniamo ai giorni nostri e alla eccezionalità della situazione pandemica attuale. Abbiamo leaders come Merkel, Macron, Johnson, Trump, Bolsonaro, Putin, Xi Jinping che sono stati molto diversamente protagonisti nei loro paesi. Ma senza eccezioni le loro opposizioni hanno preso atto della gravità della crisi ed hanno partecipato alla difesa. Non come da noi!

Ci sono state poi nazioni come India, Giappone, Corea del Sud per i quali le cronache non hanno indicato politici protagonisti. C’è da chiedersi il perché. Forse da loro è stata gestita in modo diverso l’aggressione del coronavirus, senza l’effetto gregge di Johnson o il vaccino sperimentato su 76 persone di Putin, o le iniezioni di disinfettanti e i raggi ultravioletti di Trump (in una nazione in cui la sanità è garantita solo a pagamento).

Ma qui da noi? Certamente abbiamo avuto un’opposizione del no a tutto, in particolare dal capolega che al Papeete l’anno scorso aveva chiesto pieni poteri e quest’anno ha annunciato che l’anno prossimo ritornerà da presidente del consiglio!

Nel frattempo, la situazione è stata affrontata da un governo, da sempre in emergenza anche prima della pandemia, che pure ha conseguito un risultato eccezionale come riconosciuto dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e che si sta spendendo per superare anche la possibile seconda ondata.

Abbiamo avuto dei leaders, in questa fase? Credo di no, credo che abbiamo avuto di più, abbiamo avuto persone vere, che hanno saputo lavorare per la gente, che non hanno mostrato e  che non hanno interessi personali.

Voglio riferirmi al presidente del consiglio, a Giuseppe Conte, un non politico, un normale professore universitario, chiamato per miracolo a portare a compimento, pedissequamente, scelte partorite con un millantato contratto dal Movimento 5Stelle, maggioritario in parlamento e dalla Lega, prima nei sondaggi e nelle elezioni europee.

 Conte ha svolto il suo compito solo per quanto consentito dal capolega (convinto di essere il padrone del governo fino al suo suicidio politico dell’agosto 2019) ma almeno, a suo merito, in una situazione sempre più conflittuale col medesimo.

Poi ha avuto l’incarico di premier (non espressione di partito) nel governo M5Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali, Italia Viva, incarico che ha saputo portare avanti con equilibrio anche prima della pandemia, con il merito particolare di una presenza più importante del nostro paese nelle scelte finalmente comunitarie dell’Unione Europea.

E adesso la gestione della fase pandemica, con la solidale partecipazione dei partiti di governo.

Un non politico, certamente. Anche, credo, senza particolari interessi personali.

Che non esprime convinzioni esplicite, ma che sembra molto attento nelle scelte per i cambiamenti post pandemici ai contenuti delle proposte di papa Francesco. E non a caso il premier continua giustamente ad avere dalla gente il riconoscimento del suo lavoro, espresso anche dai sondaggi.

Voglio riferirmi anche al nostro presidente della repubblica, a Sergio Mattarella,

-che ha saputo trovare le uniche soluzioni possibili in una legislatura impossibile;

-che è stato coerente con un passato esemplare, quando si oppose alla deriva a destra del PPI (partito popolare italiano, erede della DC); quando considerò “un incubo irrazionale” l’ipotesi che Forza Italia, il partito del pregiudicato di Arcore, potesse essere accettato) dal PPE, Partito Popolare Europeo  (come poi disgraziatamente avvenuto); quando nel luglio 1990 si dimise da Ministro del governo Andreotti rifiutandosi di votare la fiducia sul disegno di legge che sanciva l’esclusivo duopolio Rai Fininvest nel sistema televisivo italiano; quando fu convinto sostenitore di Romano Prodi nella coalizione di centrosinistra (L’Ulivo).

– che ha svolto e svolge il suo compito presidenziale nel pieno rispetto delle norme costituzionali, ma con attenzione ai veri interessi del paese. Ricordate quando (anche con una sciagurata richiesta di “impeachement”) si pretendeva dalla coalizione gialloverde un ministro antieuropeista per l’economia, convinto dell’utilità di uscire dall’euro e dall’Unione Europea? Come ci troveremmo oggi, senza “Recovery Fund”?

– che esprime con scelte come la nomina a senatrice a vita di Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto, il suo rifiuto di una vergognosa politica che volle e vuole le leggi razziali.

– che ha appena ribadito con le medaglie d’oro a Willy Monteiro e don Roberto Malgesini la necessità di intervento sulle cosiddette leggi sulla sicurezza del dicembre 2018 del capolega in veste di ministro dell’interno, intervento finalmente deciso dal governo con il decreto legge del 6 ottobre ultimo scorso.

– che ogni giorno ci propone riflessioni su quello che è giusto ricordare, su quello che è importante volere, ci dà le coordinate di possibili miglioramenti e ribadisce l’orgoglio di essere italiani, come ha fatto recentemente dopo le infelici battute di Johnson, dicendogli che «Anche noi italiani amiamo la libertà, ma abbiamo a cuore anche la serietà».

Mi sembra giusto ricordare, accanto a Mattarella e a Conte, la presenza di Francesco, vescovo di Roma, pontefice venuto dalla fine del mondo, per essere per loro ispirazione sulle scelte da fare.

Di lui cercherò nel futuro di illustrare il ruolo rivoluzionario.

Ma una cosa mi sento in particolare di ricordare adesso, l’attenzione da loro espressa per una presenza sempre più importante, decisiva, delle donne nella società nuova che ci aspettiamo.

Non so se sia giusto considerarli oggi i nostri uomini della provvidenza.

Io, da laico, penso che siamo fortunati ad averli accanto a noi in questo periodo di grande crisi, per una riflessione sulle ingiustizie della società di oggi, fondata sull’egoismo, sul consumismo sul profitto, sullo sfruttamento di pochi sopra moltissimi.

Quindi per non essere passivi nel subirla, per essere impegnati per migliorarla.

di Carlo Faloci