LA GENTILEZZA: UN NUOVO ANTIDOTO

“In un mondo che, prigioniero è…….” cantavamo e forse dovremmo ricominciare a cantare, ci stiamo accorgendo che la libertà è davvero un bene prezioso di cui abbiamo forse abusato. E’ capitato a  tutti e temo che non siamo riusciti a tramandare, a partire dalla fine della terribile Seconda Guerra Mondiale che gli spazi non sono infiniti e che espandersi senza rispettare i limiti porta solo a ingolfare la presenza in un luogo, sulla terra, sul virtuale fino a renderlo saturo.

“Sono raccomandate le misure individuali che limitano al massimo gli assembramenti” ci viene raccomandato dopo che per anni abbiamo sentito l’esigenza di riunirsi in tanti in poco spazio, forse per emanare calore e sentirlo, forse per recuperare le situazioni di solitudine cercata o a cui siamo stati obbligati o forse  solo per sentire profumo di empatia senza correre il rischio della esclusione. I grandi concerti all’aperto degli anni Settanta, le riunioni oceaniche per manifestare contro o a favore di qualcosa, gli avvenimenti sportivi, le riunioni politiche oppure religiose o per la battaglia a favore della Natura.

Sembra facile ora proporre o disporre o vietare che ci si riunisca e si cerchi di utilizzare la libertà di affollamento senza che immediatamente vengano in mente i regimi totalitari i quali sopravvivono spesso proprio grazie all’allontanamento dei singoli, al loro “distanziamento sociale!”

Termine scelto con oculatezza per non far pensare che si trattasse di provvedimenti repressivi ma trasformandolo in una misura protettiva.

Anche il carcere o il manicomio sono distanziamenti sociali ma con una connotazione di repressione ed isolamento ben più marcata.

Infinite sono in questo tempo, in questo annus horribilis che sta ora per ora falcidiando il mondo le valutazioni che vengono fatte per suggerire ai singoli abitanti della terra di provvedere alla propria sopravvivenza in tempo reale, senza la minima capacità di lungimiranza di proiettare in un futuro che forse non vedrà più attori gli attuali interpreti ma che ci è necessario aiutare a sopravvivere per chi abbiamo generato.

Istruzioni per l’uso e consigli o suggerimenti incapaci di dare fiducia a chi ha a cuore quel pezzo di mondo che ha tenuto in piedi anche grazie al proprio impegno personale, alla propria esperienza.

Sembra un mondo fatto di SOS, save our souls, “Houston we have a problem”, appelli alla responsabilità, suggerimenti ad una vita in comune più rispettosa, richieste di collaborazione. Una profonda e imprevista inversione di tendenza che rovescia le tendenze comuni andate affermandosi nel corso di un frettoloso trentennio in cui la maggiore disponibilità di comunicazione tra i singoli quanto a facilità rapidità ed agilità ha abbreviato tutto rendendolo immediatamente usufruibile, ma anche rapidamente più obsoleto.

Noi ci sentiamo responsabili di cogliere questa opportunità per aiutare gli educatori e gli educandi a fortificarsi oltre l’emergenza e a capire insieme quali siano i punti fragili che la cronofagia (la devastante fretta di bruciare i tempi) ha messo in luce per ridefinire dove e come muoversi. La libertà individuale ha bisogno di rispettare parametri che siano comuni e non trascinino un’onda lunga di indifferenza e di banale e superficiale partecipazione che non riesce a proporre “cose da fare”- Ce ne sono tante ma non servono più gli appelli “urbi et orbi” ma una differente capacità di individuare aspetti della quotidianità in cui ognuno posso sentirsi responsabile per il bene comune.

E’ il momento di svoltare dall’esaltazione degli eroismi singoli che si mostrano come eccezionalità ma crediamo che occorra rifarsi alla diffusione di comportamenti ed atteggiamenti che, insieme, segnalino una inversione di tendenza ed una volontà partecipata.

Il mondo è sopravvissuto, parlandone in senso evolutivo, a vicende che sono state molto, troppo vicine a definir la sua conclusione: basta pensare alle epidemie, all’olocausto, alle invasioni barbariche, alla guerra nucleare, alle glaciazioni, alla caduta dei meteoriti, alle battaglie per la affermazione razziale, alle guerre periferiche e alle Twin Towers. Ma non è mai bastato a dare una svolta che sapesse toccare gli abitanti del mondo singolarmente in modo tale da sollecitare risposte capaci di coinvolgere tutti e spingere tutti a risposte adeguate. La battaglia ecologista di una giovane ragazze suscita soprattutto critiche e gossip e non riusciamo a trasferire un valore sovranazionale in un impegno che condizioni, con un piccolo sforzo, le nostre vite. 

Ho speo rivolto la mia attenzione ad una antica nozione di aritmetica di base; il minimo comune multiplo. Attraverso una progressiva pratica di divisione è possibile ridurre un numero enorme ad una semplice moltiplicazione di numeri primi, ognuno dei quali rappresenta un valore che possiamo affrontare nella sua semplicità. Un mondo complesso, in evoluzione rapida e costante rischia di entrare in una logica che segue la progressione geometrica e del quale perdiamo l’entità.

Utilizziamo strumenti sempre più complessi dimenticando di utilizzare le istruzioni per l’uso ma con la smania di seguire una prassi semplificata grazie alle icone e ai disegni espliciti. Ma questo passaggio di grande ed utile semplificazione porta ad ignorare misure di sicurezza che spesso sono in grado di migliorarne l’uso, di renderli meno fragili, di protrarne la vita anziché sostituirei. Con ciò incoraggiamo la loro produzione ed il loro consumo mantenendo stabile delle leggi di mercato che diventano sempre più spesso onnivore e quindi limitanti la nostra libertà.

La pandemia in corso sta limitando la libertà di tutti noi ma rivela anche in modo inaspettato come essa agisca nell’obbligarci all’uso di nuovi strumenti psicologici e comportamentali che, infine, hanno il solo scopo di rallentarci e di rispettarci intorno a scelte diverse da quelle che sono state a lungo condizionanti una quotidianità frettolosa.

Un amico mi raccontava di come avesse attivato piedi, negli anni scorsi, un meccanismo di scrupoloso accumulo di abitudini, viaggiando molto, capaci di  premiarlo con uno stupendo viaggio aereo in Polinesia gratis. Stessa linea aerea, stessi alberghi, stesso carburante per l’auto e anche una stessa catena di supermercati imposti alla famiglia. Ora ha raggiunto il punteggio, ma presumibilmente non andrà da nessuna parte in quanto quel tipo di viaggio non sarà accessibile per un bel po’…..

Mi ha confessato dolorosamente che cercherà di convertire quello splendido traguardo in qualcosa di utilizzabile in famiglia, come interi set di pentole o di asciugamani, di cui peraltro la famiglia non necessita.

La pandemia ha trasformato il sogno della Polinesia nella dura realtà delle pentole inutili.

Perché, alla fine, quello che vogliamo proporre alla meditazione altrui è in fin dei conti molto molto semplice.

Lo sforzo che spetta a chi si occupa di educazione e di supporto ai giovani deve realizzarsi attraverso la proposta di elementi semplici, che non si sovrappongano ad una comunicazione purtroppo sgangherata e difficile, ma funzionino da traino verso una delicata fase di passaggio che coinvolge i nostri ignari ragazzi. Ignari perché sono nati e vissuti quando tutto era già fatto così come lo hanno trovato e perché chi aveva l’esperienza per mandare delle indicazioni di rallentamento e di riflessione si è messo a correre a propria volta, intasando il percorso e rinunciando a proporre aspetti storici dell’evoluzione dell’uomo capaci di indurre processi di riflessione e di analisi critica.

Scavando ci è parso di individuare due caratteristiche fondamentali appartenenti all’essere umano che sono state plasmate dall’evoluzione e che resistono al passare del tempo in quanto funzionali alla nostra sopravvivenza: la curiosità e la gentilezza.

Ci siamo dilettati a studiarle, a definirle, a fornirne esempi provenienti dalle nostre esperienze a trovarne nuove connotazioni aiutati dalla prepotente spinta delle neuroscienze e a proporle come possibili armi individuali e collettive capaci di uscire vivi e cresciuti da questa grave ed imponente  minaccia che si aggira tra noi.

La speranza è che possano diventare un vero vaccino psicologico, che si diffonda soprattutto nel regno dei pregiudizi, delle facilonerie e delle chiacchiere aiutando i più forti a trovare un modo per essere utili ed i più fragili a sentirsi riconosciuti, aiutati e resistenti.

E in questa speranza siamo supportati da due autorevoli fonti alle quali dobbiamo riconoscenza: l’Enciclica di Papa Francesco e la Giornata Internazionale della Gentilezza bandita dall’Unesco il 24 e 25 ottobre 2020.

di Giorgio Maria Bressa (docente di Psicobiologia del comportamento umano e Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Istituto Universitario Progetto Uomo) e Chiara Viscardi