Perché tanti incompetenti diventano leader?

La metafora del corvo e dell’aquila… chi sarà il leader?

Vi è mai capitato di imbattervi in dirigenti che vi rendono la vita impossibile e al tempo stesso il loro attuare ostacola produttività e carriere aziendali?

Quanti di voi oggigiorno nella presenza di tanti incompetenti in posizioni di comando individuano il vero demone che ha preso in ostaggio il futuro del nostro paese Italia?

Sono ormai la maggioranza!! Ma lo certificano anche i dati statistici: da un recente studio condotto su un campione di circa 14.000 lavoratori, coloro che hanno valutato positivamente il proprio ‘superiore gerarchico’ sono appena il 26 per cento. Stesso dicasi per i governi e i capi di stato: «circa il 60 per cento delle persone nel mondo ritengono che il loro paese sia sulla strada sbagliata, per colpa dei loro leaders».  

A volte si sottovaluta quanto un buon leader sia artefice delle sorti di coloro che dirige e persino di intere nazioni, città, aziende, e famiglie…

Se dai governi passiamo al mondo del lavoro, il quadro non cambia: lo scarso impegno, la perdita di entusiasmo generata da leader intrattabili, incapaci e pieni di sé si traducono spesso in una inevitabile riduzione di produttività. A questo bisogna aggiungere che il 75 per cento delle persone che abbandonano la propria occupazione lo fa proprio a causa dell’ansia e della frustrazione generata da superiori mediocri, arroganti che creano problemi invece di risolverli; un fenomeno che comporta anch’esso una perdita di stima e di fiducia nel lavoratore competente che non alimenterà mai la crescita del proprio ambito lavorativo ma genererà minusvalenza: che peccato sprecare le risorse invece che valorizzarle!

Alcuni aspetti che consentirebbero di predire il loro fallimento, in qualità di leader, sono invece comunemente scambiati per indicatori di talento per la leadership stessa e, come tali, persino esaltati: ad esempio, l’eccessiva fiducia in sé stessi e il narcisismo dovrebbero essere interpretate come segnali di pericolo ma spesso spingono a dire: “Ah, che tipo carismatico! Ha la stoffa del leader” come spiega nel suo libro Tomas Chamorro-Premuzic, professore di Business Psychology all’University College di Londra e alla Columbia University.

E pensare che in tempi non sospetti lo aveva evidenziato anche Bertrand Russell: «la causa fondamentale del disastro è che nel mondo moderno gli stupidi sono arroganti e pieni di sé mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi».

Insomma, i nostri sistemi tendono a esaltare «le caratteristiche del maschio alfa e cioè il protagonismo rispetto all’umiltà, l’estroversione rispetto alla sobrietà, la voce grossa rispetto all’understatement, l’azzardo rispetto alla saggezza». Il problema? Queste caratteristiche, se sono utili a imporsi come leader, sono del tutto inadatte per guidare un paese, un’impresa o una comunità di persone.

Questa tendenza a esaltare se stessi, a sovrastimare i propri talenti, piuttosto che lasciare che i risultati parlino da soli, ci dovrebbe riportare alla memoria la metafora di Ermanno Radice del corvo e dell’aquila:

l’ unico uccello che ha il coraggio di beccare un’aquila è il corvo.

Si siede sulla sua schiena e gli morde il collo. Tuttavia l’aquila non risponde, né lotta con il corvo. Non spreca tempo né energia per lui, semplicemente apre le sue ali e inizia ad alzarsi più in alto nei cieli. Più alto è il volo, più difficile diventa respirare per il corvo, e poi il corvo cade per mancanza di ossigeno…

Le evidenze empiriche ci dicono che i leader più efficaci, in politica come nel mondo delle imprese, non sono quelli più carismatici, ma quelli dotati di perseveranza e modestia, che approcciano la realtà in modo umile e sono pronti ad ammettere i propri errori.

Purtroppo i leader, più sono mediocri e incompetenti, più tendono a circondarsi, soprattutto quando sono al potere, di persone mediocri e incompetenti; tendono, cioè, a creare un ambiente tossico, in cui la mediocrità si autoperpetua proprio «come fanno i batteri e i parassiti negli ambienti inquinati e contaminati».

di Tommasina Guadagnuolo

Print Friendly, PDF & Email