Sciopero generale per una politica equa

“Jorge Mario Bergoglio ha esercitato da subito il ruolo di chi indica la necessità di una visione alternativa alla globalizzazione tecno-finanziaria ispirata al paradigma di un neoliberismo di rapina…si può concordare o no, ma l’aut aut è ben reale…”

Sul Fatto Quotidiano, Marco Politi inizia così il suo articolo dal titolo: Sciopero generale, ecco il catalogo della vergogna: anche il Papa ha ben chiaro il bivio. Sottolinea quanto i pontefici siano in grado di anticipare i tempi e indicare gli snodi cruciali della contemporaneità che si impongono sulla scena mondiale.

Nella Laudato sì, Bergoglio, sottolinea il nesso tra irresponsabile degrado naturale e crescente degrado sociale. Ha messo il dito nella piaga dalla cui cura o meno dipendono le sorti dell’umanità. Nel pieno della crisi pandemica mondiale, scrive Politi, Francesco ha segnalato immediatamente il bivio davanti a cui si trovano le società e gli Stati. O ricostruire il mondo come prima, cioè sul fondamento di una disuguaglianza impressionante e crescente ( poco più di duemila persone posseggono quanto 4 miliardi e settecento milioni di uomini e donne sul pianeta), oppure si lavora per costruire un sistema economico-sociale inclusivo e sostenibile.

Le ingiustizie che si consumano sulla terra ai danni di miliardi di persone sono sotto gli occhi di tutti. Guerra, fame, violenza, emarginazione, sono il prodotto di politiche economiche neoliberiste che avvantaggiano i ricchi a scapito della povera gente. Inequita sistemica e nuove schiavitù, di cui fa parte anche il precariato senza garanzie, sono i nodi da sciogliere secondo Bergoglio. Il suo punto di partenza, continua Politi, è religioso: non si è cristiani perché ci si accontenta di andare a messa e di proclamarsi identitari, ma lo si è se si segue Cristo nell’opera del Buon Samaritano, cioè, in termini laici vuol dire impegnarsi per la promozione e la tutela della dignità di milioni di donne e uomini, per la loro crescita individuale e sociale in condizioni di vita degne. “Amare il prossimo” per Francesco esige attivarsi. 

Non basta predicare la crescita, prosegue Politi, come astratta panacea, si tratta di decidere chi cresce e come si cresce tutti insieme superando le spaccature che attraversano la società. Si potrebbe analizzare Stato per Stato, ma parliamo dell’Italia. Dicono che Draghi sia impegnato per una ripresa economica di coesione sociale, ma la domanda è: si nota nell’azione di governo la chiara scelta e la realizzazione, per quanto graduale, di una nuova economia sociale, di un nuovo sistema di relazioni economiche, di una decisa inclusione di quanti sono oggi ai margini e allo sbando (giovani, donne, immigrati)? La risposta non può essere che no. No. Non lo è. L’ingiustizia regna sovrana nel nostro paese. Lo sfruttamento senza pudore del lavoro precario. La quota abnorme di lavoro a tempo determinato o di lavoro a somministrazione nelle imprese a tutti i livelli. Il part time obbligato con cui si ricattano coloro che avrebbero diritto di essere dipendenti a tempo pieno con tutte le garanzie e le provvidenze dovute. Il proliferare del lavoro nero o grigio. L’estendersi del caporale ti da sud a nord nei più vari rami imprenditoriali. Il rifiuto del salario minimo obbligatorio. La perdurante inerzia nel combattere la macroscopica evasione fiscale,  con il 90% dell’Irpef finanziato dai lavoratori dipendenti e dai pensionati, mentre egoisti impuniti usano ospedali, scuole, trasporti, servizi, di cui non versano un centesimo. Ecco. Questo è il catalogo della vergogna su cui si misura la volontà o meno di voltare pagina rispetto ad un sistema reticolare di sfruttamento e di emarginazione di giovani e non giovani, di donne e disoccupati e immigrati venuti per lavorare. Ed ecco che, scrive Politi, le parole di Francesco assumono improvvisamente una pregnanza di immediata attualità. Ci sono potentati economici e politici a cui interessa che le cose rimangano così, e ci sono milioni di donne e uomini per i quali il cambiamento è vitale. Questo è il bivio storico. In questo quadro si inserisce lo Sciopero Generale proclamato da Cgil e Uil. La farisaica indignazione di partiti e potentati economici, l’imbarazzata “sorpresa” con cui gran parte della informazione  segue l’iniziativa evidenzia il tentativo di velare il nocciolo della questione. Lo sciopero rappresenta un grido di allarme nel  vivo della inequità quotidiana. Un faro puntato su un crocevia della storia italiana. Richiama Draghi al dovere di scegliere tra il mondo di prima è un mondo rinnovato, più umano. Un mondo più in linea con le encicliche Francesco. Un mondo dove la bellezza e la ricchezza è sentirsi Fratelli tutti.

di Claudio Caldarelli