Rossini tra follia e sensualità

Una esplosione di follia danzata al ritmo intenso del desiderio. La deposizione della paura della morte, ai piedi del letto. La macchia nera scacciata dalla spiritualità angelica che discende dall’armadio dei ricordi. La purezza come elemento erotico estremamente energico della danza.

Al teatro Parioli di Roma va in scena “Rossini overtures” un lavoro coreografico ad alta tensione, con la regia di Mauro Astolfi che ne cura anche le sensuali coreografie. Cinque ballerine e quattro ballerini, talmente sincronizzati, nei loro movimenti, con le musiche, da fondersi completamente in un unico grande immenso “corpo” elegante, sensuale ed eroticamente intenso. Il Spellbound Contemporary Ballet si insinua nelle pieghe delle carni del pubblico, ammaliato e rapito dalla energia che esplode da corpi sudati, da percepirne l’odore del desiderio emanato.

Una forza ed un movimento che scardina ogni concetto di balletto se non fosse per il richiamo classico della plasticità dei copri. Ma la musica che esplode in sala smantella ogni classicità per riunificare il romanticismo della danza di ognuno, con la sacralità degli elementi rappresentati nel groviglio carnale che travalica e suora le differenze di genere. Non ci sono donne. Non ci sono uomini. C’è la potenza intrinseca che abbatte ogni barriera per trasformare in corpo di ballo in corpo del peccato, ma prima ancora dello spirito.

Un capolavoro nel suo genere, vede trionfare, sul palcoscenico, la bravura del regista Astolfi, attento ad ogni particolare, che riesce a coniugare la follia rossiniana con l’erotismo emanato e profuso da un polipo con nove tentacoli. Ogni tentacolo indipendente, ma legato ad un unico battito del cuore che palpita ansimando al richiamo del desiderio intensamente messo in scena, senza offendere e senza nulla togliere alla sacralità di “Overtures” che incantano, facendo entrare il pubblico dentro quel reticolato tentacolare.

La seduzione di Rossini è, la seduzione che Astolfi trasmette in sala, utilizzando sapientemente quel “corpo” asessuato per essere oltre il genere, ma sessuato per come esprime intensamente il desiderio, creato da una musica che rompe ogni barriera e ogni schema conosciuto.

Il desiderio stesso è figlio di quella musica così potente, caratterizzata innanzi tutto dall’estrema brillantezza ritmica, una sorta di frenesia orgiastica, magistralmente rappresentata sul palco del Parioli. Il crescendo rossiniano è, in questo spettacolo, il crescendo coreografico espresso dal “corpo con nove tentacoli” guidato da una unica mente: la mente di Mauro Astolfi.

Le note cromatiche, le melodie, lo slancio ritmico, sono tessute nei movimenti coreografici così potenti da scacciare indietro, in quell’armadio dei ricordi che fa da sfondo, la macchia nera della tentazione, che è anche il male, ma soprattutto la paura, che come un tarlo rosicchia la mente di Rossini. E con la stessa foga e la stessa forza, dei nove tentacoli, viene ricacciata indietro e rinchiusa. Così da permettere di nuovo contrasti sognati, vivaci, costruiti sulla eccitazione che fa esplodere il pubblico nel finale con un applauso che non vuole finire.

Claudio Caldarelli 

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