Orrenda, Vecchia Guerra

La guerra è guerra.

Ci sono 170 guerre che incendiano il mondo.

Il Sud Sudan è in guerra da decenni, prima contro il Nord arabo, poi tra tribù rivali.

Consiglio il bel libro del rapper Emmanuel Jal, ex bambino soldato nella Spla – Sudan People Liberation Army – per farsi un’idea.  

Da sempre, dalle testimonianze dell’invasione assira di Sennacherib dell’VIII secolo a. C. presenti nel libro di Isaia, una tra le principali strategie di guerra è quella di colpire duro la psiche del nemico uccidendo innocenti, colpendo bambini, infierendo sugli ospedali, sulle case, sui luoghi di culto.

Gli assiri di Sennacherib prendevano i bambini neonati e gli fracassavano il cranio sulle rocce,

per spezzare la resistenza psicologica dei soldati nemici. Soltanto l’immane testimonianza del profeta Isaia, rimasto solo a incoraggiare la resistenza del regno di Giuda, riuscì a tenere unito il popolo ed il suo re in una estrema, disperata e fortunosa difesa.

In quel momento, in quel preciso contesto storico, quella figura misteriosa di poeta israelita levò alcuni dei canti più potenti, sconvolgenti e di stordente bellezza della storia umana, riuscendo a immaginare, proprio in quella situazione, un mondo di pace e non violenza

Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce

ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando

ogni mantello intriso di sangue

saranno gettati nel fuoco

spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri

delle loro lance faranno falci

perché un bambino è nato per noi

ci è stato dato un figlio  

Questa straordinaria testimonianza poetica sgorga dal terrore della guerra, da un contesto che, a noi italiani, noi europei, appare oggi così lontano mentre in realtà è ancora molto vicino.  

Il mondo è in guerra. Ci sono 170 guerre che lo incendiano, e la guerra è sempre uguale a sé stessa perché il male si approfondisce e si ripete.

In Congo, paese straziato dalla guerra, si sono registrati atti di cannibalismo tra i combattenti;

in Sud Sudan sono sempre più frequenti gli attacchi alle strutture mediche di Medici Senza Frontiere, ed abbiamo tutti sotto gli occhi le atrocità di Buča, in Ucraina, o di Assad in Siria.

Il metodo, atroce e antico quanto il mondo, è sempre il medesimo: spezzare le anime per conquistare le terre: colpire duro civili, ospedali, bambini, innocenti.

In un momento così duro e apocalittico forse avrebbe senso chiedersi perché sia fallito uno dei grandi propositi del nuovo millennio, quello di rendere la guerra un nuovo tabù per l’umanità.

Uno dei molti nobili ideali sorti dopo la catastrofe della II guerra mondiale che, ahinoi, oggi suona dolorosamente come niente altro che una lontana utopia.

Giacomo Fagiolini

 

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