La povertà: una piaga che bisogna curare

I poveri sono costretti al silenzio, quando provano ad alzare la voce per far sentire le proprie ragioni vengono ignorati o presi a bastonate. I ricchi non amano i poveri e li considerano una razza inferiore da tenere lontano dalle proprie case per non essere contaminati dalle loro brutture, sporcizie e per non dare le briciole della loro opulenza. In molti paesi del Terzo Mondo i poveri sono costretti a mangiare gli scarti putrefatti delle discariche e a raccogliere ogni tipo di cosa.

Queste poche considerazioni bastano per affrontare il problema della dualità tra ricchi e poveri. È questo un tema molto dibattuto e affrontato a livelli nazionali e internazionali. Parole, parole, solo parole, solo questo sanno fare questi guru della menzogna e dell’ipocrisia, non si affronta il problema alle radici, ma si cerca in tutti i modi di prolungare la situazione attuale per consentire ai ricchi di vivere nell’opulenza e ai poveri di diventare sempre più poveri. Quasi che contribuiscano alla risoluzione di un problema come la povertà, ricoprendolo con palate di parole ponderose. Pochi aprono la borsa della loro ricchezza per condividerla con chi ha meno e tutto continua come prima perché non si è toccati dal problema. Il problema invece esiste ed è di tutti, va quindi affrontato finché si è in tempo, perché qui è in gioco la sopravvivenza dell’intera umanità.

Il divario tra ricchi e poveri si sta sempre più allargando con l’azzeramento della classe media che è stata fino a poco tempo fa la forza dello sviluppo dei paesi ricchi. A mio parere nulla cambierà finché i ricchi potranno beneficiare delle ricchezze e della sicurezza di cui godono, grazie ad arsenali di armi e uomini che possono mettere in campo per sopravvivere agli attacchi. I poveri non hanno armi, non hanno giornali e televisioni per far sentire la loro disperazione e fame, hanno però la voglia di vivere che è propria di ogni essere umano e sono migliaia, milioni. Una massa umana che chiede: ho fame, ho sete, aiutami a vivere.

Nella povertà vera non c’è nulla né di sobrio, né di lieto, né di felice. C’è solo tanta disperazione. La povertà è brutta. È solo una piaga che bisogna curare. La povertà esiste e spesso si fa demagogia, mentre agire, agire, agire sarebbe una bella azione. Povertà è una parola che incute paura, perché la si vede come una vita di stenti e con le toppe sui vestiti. La povertà è fame. La povertà è vivere senza un tetto. La povertà è non potere andare a scuola e non sapere leggere. La povertà è essere ammalati e non riuscire a farsi visitare da un medico. La povertà è non avere un lavoro, è timore del futuro, è vivere giorno per giorno. La povertà è non avere potere. La povertà è mancanza di libertà. La povertà assume volti diversi, volti che cambiano nei luoghi e nel tempo. Povertà è l’umiliazione, la sensazione di essere dipendenti da altri, di essere obbligati ad accettare offese, disprezzo e trovare indifferenza quando si cerca aiuto. La povertà è un’inaccettabile privazione del benessere cui ha diritto ogni essere umano. È il pericolo, la vulnerabilità, l’impotenza rispetto all’incertezza quotidiana, l’incapacità di far udire la propria voce. È anche difficoltà di accesso ad un adeguato livello di educazione, di risorse sanitarie e d’alimentazione. L’esperienza della povertà non è solo mancanza di benessere materiale, ma anche negazione dell’opportunità di vivere una vita tollerabile. La vita può essere accorciata. Può essere resa difficile, dolorosa, privata di dignità e fiducia. La povertà limita la vita.

La povertà è un gravissimo problema che da secoli affligge il nostro pianeta, persone, popoli che vivono in condizioni inferiori e viene spontaneo chiedersi come ad oggi in un’era avanzata con le super tecnologie non sia ancora possibile sconfiggere questo degrado della civiltà umana. Purtroppo la povertà, a volte celata, è presente in tutti i paesi del mondo.

La povertà non riguarda più il solo sud del mondo, ma è oggi presente ed esplosiva anche nei paesi ricchi, Europei ed extra Europei. Centinaia di migliaia di famiglie vivono sotto lo spettro incombente della miseria. L’emarginazione sociale è cresciuta anche nei paesi più ricchi. Nel clima di crisi globale, anche in Italia stanno venendo alla ribalta questioni come l’impoverimento del ceto medio e le disuguaglianze crescenti. La povertà in Italia è un tema grave, serio e urgente di cui si deve parlare chiaramente, con precisione, illuminandone i molteplici aspetti, cercandone le cause immediate e più nascoste. Non c’è altro da dire? Perché non parlare della vendita di tante piccole e medie aziende a capitali esteri, che ne hanno svuotato le capacità di innovazione? O dell’esportazione degli investimenti altrove? Il problema non è solo il basso tasso di investimento, ma soprattutto che il tessuto industriale che era nato dopo la guerra è oramai logoro e sdrucito.

È opportuno, quindi, dare vita a delle iniziative che coinvolgano cittadini di tutto il mondo, amministrazioni locali e governi e non per ultime le organizzazioni di volontariato del mondo sul tema della povertà. Dobbiamo impegnarci tutti noi, concretamente, tempestivamente, con responsabilità, a trovare soluzioni per combattere il male della povertà.

Normalmente la gente è impegnata come investire i soldi in banche, società, grandi costruzioni, etc., ma poche persone investono in azioni per rendere i poveri autosufficienti.

Ogni giorno bambini poveri devono affrontare la vita difficile e confrontarsi con una realtà amara, come ad esempio: cosa mangiare, di cosa vestirsi, dove riposare di notte, combattere le malattie. Nelle grandi città metropolitane il fenomeno dei senza tetto è sempre più in crescita e sempre più elevato.

Bisogna fare molto e molto di più per ridurre al minimo la povertà. Dovremmo tutti aprire i nostri cuori e cercare di capire coloro che vivono in povertà, come poterli aiutare e capire il loro bisogno e soffermarsi per dare loro un sorriso, una carezza, un sostegno morale e materiale.

di Maria De Laurentiis

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