Priscilla, la regina del deserto – Stephan Elliott

CamillieriRoad movie a trazione posteriore che scade ogni tanto in facili cliché ed immagini scontate (le coreografie dei balletti dopo un po’ annoiano) ma che, di contro, ha il pregio di avere un discreto ritmo, degli ottimi interpreti e qualche momento davvero esilarante. Non mancano anche frangenti di genuina tenerezza che sottolineano la capacità, di questa pellicola, di imporre allo spettatore la normalità della condizione dei transgender proprio attraverso l’elemento discriminatorio che, comunque, domina ogni scena dall’inizio alla fine. Sicuramente la carta vincente, in questa direzione, la gioca un finale molto interessante in cui il figlio si mostrerà pienamente cosciente delle scelte sessuali del padre anche grazie al lavoro educativo svolto dalla madre, all’insegna della piena libertà e del rispetto. Emblematiche le parole della stessa mentre parla del figlio col padre travestito: “Quando sarà, sceglierà lui”. Parole normali, equilibrate ma che suonano dissacratorie, per chi scambia la normalità con il perbenismo. Una batosta per ogni benpensante, un monito a riflettere su quanto stupido sia pretendere dagli altri che si conformino alla nostra mediocrità e limitatezza di orizzonti, il tutto condito da una colonna sonora splendida, zeppa di pezzi di repertorio tra cui prevalgono gli Abba. A fare la differenza, va detto, sono gli interpreti. Terence Stamp è anni luce lontano dal monodimensionale cattivo di Superman e trasmette un carisma notevole; suo il personaggio più incisivo da un punto di vista umano.

Hugo Weaving, spesso relegato a ruoli inespressivi, mostra di essere anche lui un attore di razza, alternando momenti di allegria a crolli emotivi con buona dimestichezza. Guy Pearce, poi, è semplicemente straordinario. Chi l’avrebbe detto? Normalmente ricopre ruoli molto diversi ma è evidentemente in grado di tirare fuori una grande capacità comica ed espressiva.
Da vedere e far vedere ai propri figli.

di Marco Camillieri