Da Termini a Trigoria, la storia di Joseph Perfection

Lamberto Rinaldi

Tra stazione Termini e Trigoria ci sono appena 20 km. Ma tra il Camerun e l’Italia ce ne sono addirittura 4000. E Joseph Bouasse Perfection, nuovo centrocampista della Roma primavera, li ha percorsi tutti.
È partito da Yaoundè, sua città natale, appena un anno fa. In tasca aveva un contratto, falso, con una squadra. Era stato un agente, o forse un trafficante, a convincerlo a partire. “Vieni in Italia, giocherai in Serie A e poi arriverai in Premier League”. Ma quando Joseph arriva a Roma viene parcheggiato a stazione Termini, il procuratore sparisce e con lui il contratto.
Ci penserà la Liberi Nantes, la squadra di Pietralata in cui giocano rifugiati politici e richiedenti asilo, ad accoglierlo. “Quando ha toccato il pallone per la prima volta ho subito pensato: abbiamo vinto il campionato!” racconta l’allenatore Salvatore Lisciandrello. “In terza categoria, era trenta spanne sopra gli altri. Anche un orbo lo avrebbe notato. Lui era ancora scosso dalle sue vicessitudini personali, ma voleva giocare”.
Joseph si allena, scende in campo e in amichevole viene notato dalla Roma. Questa volta il contratto esiste veramente, e a settembre, quando diventa maggiorenne, Perfection diventa un giocatore giallorosso.
Centrocampista per la precisione, ma anche esterno di difesa se dovesse servire. Il tesseramento ufficiale è però un odissea. Si aspettano i documenti, le pratiche burocratiche. Ma quando tutto è pronto Perfection scende in campo, prima contro il Crotone e poi con il Novara. “L’ho sentito telefonicamente proprio ieri sera – continua l’allenatore – mi ha chiamato per comunicarmi la notizia. Era felicissimo e io sono felice per lui. E’ un ragazzo splendido, sia come calciatore che sotto il profilo umano”.
Dalle parti di Trigoria lo definiscono “una ruspa”. E Luciano Spalletti, che lo ha chiamato per allenarsi con i grandi, più volte gli ha chiesto interventi più morbidi. Fisico imponente, faccia da bambino e nessuna paura di entrare sul pallone. D’altronde uno che percorre 4000 km e attraversa il deserto potrebbe avere timore su un campo da calcio?

di Lamberto Rinaldi

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