La morte di Pamela Mastropietro emblema del fallimento della società moderna

Una vicenda che rappresenta l’emblema del fallimento del genere umano sotto ogni punto di vista; una storia che di sbagliato ha tutto, a partire dalla quotidianità di Pamela. È giovane, è bella, ha tutta la vita davanti a se; studia per diventare estetista, come la mamma, che lavora in quel salone dove insieme hanno passato tanto tempo.

Pamela ha tutto, apparentemente non le manca niente. Apparentemente. Perché ciò che Pamela non ha è la serenità che tutti i ragazzi della sua età dovrebbero avere. Pamela arriva ad ottobre presso la comunità per tossicodipendenti “Pars” di Corridonia, in provincia di Macerata, dove ha trascorso gli ultimi mesi della sua vita, con una doppia diagnosi (problemi psichici e dipendenza) e tanta voglia di ricominciare e di lasciarsi alle spalle un passato difficile. “Tutti dipendiamo da qualcosa che ci fa dimenticare il dolore” scriveva sul suo profilo Facebook; e quel qualcosa per lei erano le droghe, quelle stesse droghe cui un amore per il ragazzo sbagliato (con precedenti per spaccio) e un tormento interiore l’avevano avvicinata. Ma Pamela aveva anche sogni, come tutti i ragazzi della sua età; sognava di seguire le orme della madre e di “girare per manifestazioni”; per questo ancora una volta aveva deciso di affrontare i propri demoni, e di affidarsi alle cure della comunità.

Fino al quel tragico 29 gennaio, giorno in cui i demoni, forse, hanno avuto la meglio, e Pamela si è volontariamente allontanata da “Pars” senza soldi, documenti né cellulare, portando con sé solo un piccolo trolley rosso, e andando incontro a una fine atroce. Sola, fragile, bellissima, tormentata, in cerca di disperato aiuto, dapprima incrocia sulla sua strada chi avrebbe potuto salvarla, e che invece ha approfittato delle sue debolezze; un cinquantenne di Mogliano, che ha abusato di lei su una lurida coperta di un garage in cambio di 50 euro per una dose, per poi abbandonarla incontro al suo tragico destino. Da quel momento in poi la ricostruzione dei fatti è ancora oggetto d’indagini. Per certo sappiamo che erano di Pamela i resti ritrovati lo scorso 31 gennaio all’interno di due trolley abbandonati; che Pamela martedì 30 Gennaio ha acquistato una siringa presso una farmacia e ha trascorso le ultime ore della sua vita in un appartamento in via Spalato in compagnia di tre nigeriani tra cui richiedenti asilo (Innocent Oseghale, Lucky Desmond, Lucky Awelima, inchiodati dalle intercettazioni telefoniche che hanno dimostrato la loro presenza quel giorno nell’appartamento e arrestati ed indagati per omicidio, vilipendio ed occultamento di cadavere), ai quali si sarebbe rivolta per ottenere la droga. Tutto il resto è avvolto da una fitta nebbia; difficile stabilire le cause della morte (in un primo momento si è parlato di una possibile overdose, ma la seconda autopsia ha rivelato colpi e coltellate inferte quando ancora era viva) a causa dell’orrenda mutilazione subita dal cadavere (del quale mancano parti come il collo della vittima, e dal quale sono stati anche asportati alcuni organi con una precisione quasi chirurgica) e dall’opera di meticolosa “ripulitura” (che lascia ipotizzare una certa “familiarità” con questi tipo di pratica) a base di varechina, elementi che indicano come i tre avrebbero agito con lucida freddezza. La stessa cura è stata messa nel ripulire l’appartamento, dove però l’utilizzo di Luminol ed altri reagenti ha permesso di individuare comunque le tracce di sangue, e di stabilire che, con molta probabilità, il tutto è avvenuto all’interno del terrazzino dell’appartamento. C’è anche un quarto nigeriano indagato, il cui ruolo però non è ancora stato chiarito, così come non è stato chiarito né il movente (tra le varie ipotesi quello sessuale sembra essere tra le più plausibili, ma non si escludono anche piste più “azzardate” che porterebbero a rituali tribali o appartenenti alla mafia nigeriana), né in quale misura i tre arrestati abbiano partecipato all’omicidio. Tra interrogatori, dichiarazioni poi ritrattate, arresti per impedire eventuali fughe (Awelima Lucky, uno dei tre nigeriani arrestati, è stato bloccato alla stazione centrale di Milano mentre cercava di scappare e raggiungere la Svizzera) e la rimozione del questore di Macerata (Vincenzo Vuono), le indagini proseguono, non senza conseguenze.

L’orribile vicenda che ha scosso l’opinione pubblica ha provocato reazioni gravissime, come la sparatoria a sfondo razzista dello scorso 2 febbraio, ad opera di Luca Traini contro sei africani, che ha agito, come lui stesso ha dichiarato, per vendicare Pamela. In attesa di conoscere una verità che nessuno vorrebbe sentire c’è da riflettere sui tanti, troppi, elementi sbagliati presenti in questa vicenda. Una ragazzina appena diciottenne e già così devastata nell’animo, la depravazione di chi ha visto in lei solo un’occasione per un po’ di sesso facile; la follia del branco, l’intolleranza razziale, ma anche l’incapacità di controllo del fenomeno dell’immigrazione clandestina. Il fallimento, in sostanza, della società civile.

di Leandra Gallinella