Il Testo Unico 81/2008 compie dieci anni, ma si continua a morire di lavoro

Dall’inizio dell’anno 2018 sono più numerosi i decessi registrati rispetto a quelli avvenuti nello stesso periodo del 2017 secondo i dati raccolti dall’Osservatorio indipendente di Bologna. Oltre 25 sono state le morti sul lavoro nei primi  dieci giorni di aprile. Molto si è fatto in questi anni per contrastare l’emergenza ma, nel decennale dell’emanazione del “Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro”, continuano ad essere troppe le tragedie che devastano per sempre la vita delle persone e delle famiglie. Una lista lunga, drammaticamente troppo lunga. E che praticamente si arricchisce ogni giorno di storie, di volti, di esistenze. Un elenco che accomuna l’Italia intera. Un bollettino che si aggiorna tragicamente ogni giorno, nonostante le attività di prevenzione dei rischi lavorativi.

Il 9 aprile 2008 veniva approvato il Testo Unico Sicurezza del Lavoro e proprio il 9 aprile sono ricorsi i dieci anni dall’approvazione del decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81 noto come “Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro”. Ma, a dieci anni dall’emanazione, la sua applicazione non è ancora completa. Dieci anni di Testo Unico di sicurezza, ma ancora molto da fare per la cultura della prevenzione. Ad oggi alcune parti di quella normativa, che prevedeva l’emanazione di appositi decreti, risultano ancora mancanti o incomplete.

La tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro non è l’insieme di questioni tecniche da risolvere, costi da sostenere, regole da rispettare o sanzioni da applicare. La sicurezza sul lavoro e la tutela della salute rappresentano un valore più alto e inestimabile che deve essere patrimonio della coscienza collettiva.

Si è partiti da qui, nel lontano 2007, perché si volevano affrontare norme obsolete, alcune da cancellare, altre da semplificare e innovare. Si è partiti da qui nel tentativo di dare dignità al lavoro, oltre che di conoscenza dei problemi della sicurezza e della salute dei lavoratori, troppo spesso posposti alla logica del profitto e dello sfruttamento. Non è stato semplice ma alla fine ci si è riusciti. Esattamente dieci anni fa, il 9 aprile 2008, veniva emanato il Testo Unico per il contrasto agli incidenti e alle morti sul lavoro, il cosiddetto Decreto 81. Oggi, dieci anni dopo, ciò che occorre fare è innanzitutto dare completa attuazione al Decreto Legislativo 81.

In questi primi mesi del 2018 gli incidenti sono aumentati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e proprio in questi ultimi giorni abbiamo purtroppo assistito a numerosi gravi incidenti mortali. Due operai nel bergamasco sono rimasti vittime dell’esplosione di un serbatoio usato per l’essiccazione di farine alimentari nel giorno di Pasqua. Ancora due operai sono deceduti ed uno è rimasto ferito in un incidente sul lavoro avvenuto a Crotone. Sono stati travolti da un muro di contenimento durante i lavori di ristrutturazione di una strada locale. Il 3 aprile scorso un operaio è morto a Marghera, dopo essere stato travolto da un camion uscito da un deposito. Il 20 marzo due Vigili del Fuoco sono morti a Catania durante un intervento, mentre il 28 marzo due lavoratori sono rimasti vittime di un’altra esplosione nel porto di Livorno. Una vera e propria strage. Non si può continuare a morire di lavoro. Il tributo di sangue pagato dai lavoratori deve cessare.

È indispensabile porre al centro dell’agenda politica il tema della tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, partendo dalla convinzione che non rappresenta un costo, ma un investimento. È indispensabile che il prossimo Governo, a prescindere dal colore politico, si impegni a porre questo tema tra le priorità concrete.

C’è ancora molto da fare, c’è ancora tanto da lavorare, sapendo che gli incidenti sul lavoro raramente derivano da casualità. Soprattutto in un periodo di crisi le tutele vanno rafforzate e non dismesse.

Ad ogni strage sul lavoro si sente dire “perché non accada mai più”  e si invocano maggiori controlli: una ovvietà che equivale a non dire nulla. Molte le imprese che fanno concorrenza sleale sfruttando i lavoratori, abbattendo i costi, evadendo gli obblighi di legge. Sul piano economico una costante lamentela delle imprese riguarda i costi della sicurezza ritenuti eccessivi, burocratici e d’intralcio. Si dimentica che fare sicurezza ha un costo  di gran lunga inferiore a quello dell’insicurezza: costi umani, legali, produttivi, oltre le sanzioni penali. Occuparsi della salute dei lavoratori non è un costo ma un obbligo costituzionale previsto dall’art. 41 della Costituzione. Ma di contratti, tutele, sicurezza neanche a parlarne. Il mercato senza regole schiaccia i diritti.

Credo che anche per una sola persona deceduta si debba parlare di emergenza. È necessario mettere  in campo tutte le risorse necessarie affinché questo problema scompaia. Non esiste fatalità, ma investimenti, formazione, coinvolgimento, analisi degli eventi infortunistici, etc. Bisogna combattere affinché la sicurezza sul lavoro e la salvaguardia della vita umana siano sempre anteposte alle ragioni della produttività e del profitto. Il lavoro oggi, più che mai, deve essere anche sicuro.

Il 28 aprile è la Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro, che bilancio possiamo fare di quest’anno? Un anno drammatico. Bisogna fare tutto il possibile per tenere l’attenzione alta su questi temi. Il lavoro deve diventare anche sicuro.

di Maria De Laurentiis

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