Popoli e debiti

L’ossessione dei tedeschi per il debito pubblico deriva forse dal fatto che nella loro lingua debito e colpa si dicono con la stessa parola: Schuld. Friedrich Nietzsche, il filosofo tedesco dello Zarathustra, è stato il primo a perforare la superficie e a vedere che il sottosuolo di tale coincidenzasemantica era proprio la Storia. La storia umana in tutta la sua violenta drammaticità. Il debito era sancito come una colpa, non solo nominalmente, ma fisicamente, corporalmente, attraverso punizioni così strazianti da incidere la pelle e la carne viva di chi si macchiava del reato di non restituire un prestito, di non onorare un impegno, di non saldare un pagamento.m

Oggi il debito mondiale – pubblico e privato – ammonta a 247 mila miliardi di dollari. A fine dicembre 2017 era di 8 mila miliardi di dollari in meno. Quello pubblico italiano è oggi pari 2.327 miliardi di euro, destinato anch’esso ad accrescersi già dal prossimo anno almeno di 400 miliardi, a causa degli interessi da pagare sui titoli di stato emessi. Dal prossimo anno, ma anche per tutti quelli successivi, a ogni nuova scadenza annuale dei titoli di stato precedentemente emessi.

I titoli di stato, i Btp, buoni del tesoro pluriennali, si basano anch’essi su un meccanismo debitorio. Lo Stato li lancia sul mercato per ricevere dagli investitori un prestito, rimborsabile alla scadenza del titolo con gli interessi, ossia con un certo vantaggioso rendimento percentuale. Lo Stato mette, sul prestito ricevuto dagli acquirenti del titolo, la propria alta garanzia istituzionale che non si macchierà della colpa, del reato di non rimborsarlo, e con i dovuti interessi prestabiliti. Più però lo Stato che li emette è già strutturalmente indebitato, più il reddito che si deve assicurare a chi li acquista è superiore. Questo significa che a scadenza annuale quei titoli andranno ad aumentare nella stessa proporzione il debito pubblico di quello Stato.

Se poi lo Spread, ossia il differenziale con i Bund, i titoli di stato tedeschi, ritenuti stabili e sicuri, cresce oltre una certa misura, ecco che la quella garanzia prende a incrinarsi. Chili ha nel proprio portafoglio – banche, istituti finanziari, aziende, privati – comincia a pensare che sarà proprio lo Stato a macchiarsi della colpa, del reato di non restituzione del debito. La sfiducia si diffonde rapidamente. Le banche – soprattutto – tenderanno a sbarazzarsi di quei titoli, diminuendo così sia il loro capitale sociale, sia la possibilità e propensione di prestare soldi alle aziende e ai privati.

Questo significa che lo Stato – per rendere appetibile la sua offerta di buoni del tesoro, ossia per continuare a farsi prestare soldi dovrà offrire a un reddito superiore i nuovi titoli da proporre. Più però l’ombra della colpa debitoria di Stato si diffonde tra gli investitori, più lo Spread sale vertiginosamente. Inoltre, titoli messi in vendita con la promessa si un rendimento più elevato, comporteranno alla loro scadenza un pari aumento del debito pubblico, dovendo lo Stato rimborsarli a un tasso di interesse superiore. In questi giorni lo Spread sui titoli italiani continua a oscillare sotto e sopra la soglia di 300. Significa che l’Italia deve offrire i suoi Btp con un rendimento alla scadenza del 3% in più, con un conseguente aumento di un altro 3% del debito pubblico nazionale.

Nel novembre del 2011, quando Mario Monti prese la guida del Governo, sostituendo Silvio Berlusconi, lo Spread aveva sfondato quota 500 e continuava a salire istericamente. Il Cavaliere ha sempre sostenuto che è stato un complotto della Germania, della Merkel in particolare, che gliel’ha fatta duramente pagare per essersi opposto alla nomina del suo candidato alla guida della Bce ed essere riuscito a far eleggere poi Mario Draghi. Su cosa, però, avrebbe fatto leva la Merkel? Appunto sulla più scandalosa delle colpe italiane: quella del debito che è oggi attorno al 132% del Pil.

L’atroce stratificazione storica, individuata da Nietzsche, nel sottosuolo del termine tedesco Schuld, ossia della perversa dialettica debito/colpa, fatta di punizioni corporali e vendette sociali di ogni tipo, aveva lo scopo di rimanere sedimentata nelle viscere più profonde, addirittura inconsce, ereditarie proprio del popolo. Fin dalla nascita chi veniva alla luce tra le zolle di fango del popolo doveva intuire il nesso minaccioso, ancestrale tra debito e colpa, e un’unica parola – Schuld –, succhiata insieme al latte materno, doveva farglielo scendere fin dentro le vene. Attraverso una coincidenza semantica della propria lingua, Nietzsche gettava una luce inquietante sull’intera storia umana, d’ogni tempo e luogo, ma soprattutto dell’Europa.

E oggi, infatti, questo sottosuolo continua a permanere, a incombere, a minacciare sotto la pelle del presente, non più attraverso barbari castighi e crudeli leggi del taglione, ma con i mezzi sempre più astratti, freddi, spietati della tecno-finanza, e proprio per questo ben più devastanti. I popoli che hanno vissuto all’ombra dei vulcani, pagandone le eruzioni, non hanno proprio nulla da invidiare a quelli che vivono all’ombra dei debiti. Questi, infatti, anche se non eruttano li schiacciano ugualmente, inesorabilmente. E oggi tutti i popoli del mondo si trovano sotto l’ombra di questa colpa.

di Riccardo Tavani