Lo stadio dei marmi
Sessanta statue di marmo bianco in rappresentanza di tutti gli sport
All’interno del Foro Italico, già Foro Mussolini, è stata realizzata la più bella opera d’architettura ispirata alla Grecia classica. Nel 1932 fu inaugurato in pompa magna alla presenza delle massime autorità del regime e del Duce per rappresentare la fisicità maschile. Lo Stadio dei Marmi, con le sue sessanta statue di marmo bianco ancora oggi è un’opera insuperata per la sua raffinata bellezza. Sullo sfondo il palazzo della Farnesina, il Ministero degli Esteri. Lo stadio Olimpico e più in fondo Ponte Milvio. Subito sopra Monte Mario e l’osservatorio, lo Zodiaco e la sua vetrata panoramica sui tetti di Roma. Originariamente gli stadi, costruzioni destinate nell’antica Grecia alle corse a piedi e alle gare di atletica, erano costituiti da una pista, il dromos, circondata da gradinate per gli spettatori e da due rettilinei paralleli uniti a un’estremità da in semicerchio chiamato sphendone. Nel celebre stadio di Olimpia la piattaforma centrale, a gradini, si chiamava spina e terminava alle due estremità con due piccoli obelischi dette mete.
Alla fine degli anni venti, nel periodo in cui il fascismo voleva accaparrarsi il consenso del popolo, si iniziò a favorire la cultura del vigore e della forza maschile con la costruzione di opere che mettevano in risalto tali attributi. Le statue che raffigurano le figure di atleti, ispirati direttamente alla Grecia classica, ne sono l’esempio più evidente. Il fromboliere, il discobolo, l’arciere, il lanciatore del peso, il maratoneta, il saltatore o il lottatore, mettono in bella mostra le loro nudità. Alcune statue coprono con una minuscola foglia la loro mascolinità, altre con una cintura, ma molte sono nude. L’ideale di vigore e forza maschia celebrato dal regime e messo in risalto da statue perfette, scolpite sul marmo di Carrara e levigate da mani sapienti. La superficie venata e tramata del marmo è resa allo sguardo del visitatore quale pelle e vene di un corpo vivo.
Sessanta corpi nel pieno dell’agonismo o in posizione di rilassamento, tutti resi perfetti da scultori all’epoca sconosciuti e non soggetti al regime. Sculture di corpi che delineano in modo enfatico i contorni e la superficie dell’opera. Le sessanta statue classicheggianti sono state scolpite da giovani artisti di tutte le regioni italiane. Alcuni divenuti in seguito famosi come Selva, Canevari, Buttini e Arnaldo Bellini autore di sedici statue e dei gruppi di lottatori in bronzo.
Giovani artisti al servizio di un’ideale non condiviso e spesso combattuto. Artisti al quale in seguito fu tolta la libertà di esprimersi e di creare. Artisti privati della libertà di movimento e di parola. Artisti che hanno inneggiato al regime con i mosaici del Foro che ripetono in modo ossessivo Duce.
Artisti che non disconoscono la loro opera ma rinnegano l’uso strumentale che ne è stato fatto.
Lo Stadio dei Marmi fu inaugurato nel 1932 quando gli italiani avevano iniziato a prendere coscienza che la libertà è un bene supremo di cui non si può e non si deve essere privati.
di Fabio Scatolini