Bun de, bun ann a te!

C’è un’usanza ladina per Capodanno: la tradizione vuole che per l’Anno Nuovo si regali la “bambona”, una focaccia rotonda con impressa una stella, che sostituiva il pane duro di segala e orzo per la prima colazione. Oggi questa necessità non esiste più e la “bambona” ha cambiato volto, ma l’usanza è rimasta. I bambini passano di casa in casa augurando il buon anno con il detto “bun de, bun ann a te y la bambona a me” (buon giorno e buon anno a te, e la bambona a me). Naturalmente si muniscono di borse capienti in attesa di doni.

Non sono sicuro che questo sia accaduto il 1 gennaio 2021, il Covid infatti ha stravolto tutto, meglio evitare contatti ravvicinati, ma almeno i doni possono essere lasciati sull’uscio, come se fosse passato un corriere di Amazon, il vero protagonista del 2020.

In Alto Adige la crisi dovuta al lockdown si è fatta sentire un po’ meno, il primo lockdown è iniziato quando la stagione invernale era in chiusura, ma se a gennaio non riapriranno gli impianti, se non ripartirà l’industria turistica invernale, anche qui sarà molto dura; del resto il malcontento comincia ad affiorare. Aver avuto un periodo di zona rossa con libertà di movimento all’interno della Provincia autonoma ma i negozi chiusi dal 24 dicembre al 6 gennaio ha avuto, per ora, il solo effetto di esasperare la pazienza dei commercianti e degli albergatori. In un anno senza mercatini di Natale le perdite intorno al 30% sono la regola e all’orizzonte non c’è neanche il miraggio del recupero dei saldi, che qui cominceranno il 16 gennaio. Le città sono decorate a festa, ma passeggiare nel vuoto dei negozi chiusi non aiuta, anche fare le gite in montagna e non trovare nessuna baita aperta ti lascia una specie di sconforto. Le strade sono vuote, ha nevicato molto e in Val Gardena sulle strade ripulite passano i cervi, mentre i carichi di vaccini hanno subito un primo ritardo.

I vaccini non saranno, in una terra dove sono molti i no-Vax, la panacea tanto attesa e allora bisogna avere pazienza, nonostante tutto, nonostante una curva di positivi e decessi che non scende abbastanza per dare il via libera al ritorno alla normalità. Tanti morti e tanta impreparazione anche qui, dove l’autonomia è integrale, dove più di uno ha constatato che se Milano piange, Bolzano non ride.

Da sempre questa terra si sente speciale, ne ha fatto il suo vanto, per questo il presidente della Provincia, Arno Kompatscher, ha chiuso il suo discorso di fine anno con la frase “Esserci, gli uni per gli altri, significa rendere il 2021 un anno speciale, come speciale è il nostro territorio.”

Chissà se sarà così, se la solidarietà e l’impegno per il bene comune saranno ancora forti nei prossimi mesi, allora sì che potremo dire ancora “bun de, bun ann a te!”

di Enea Morrone

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