Tito “restituisce” Agrippa
Per monete di restituzione si intendono quelle particolari coniazioni a nome di alcuni imperatori, che ricalcano tipi monetali emessi durante il periodo della Repubblica Romana o da imperatori precedenti. Se ne conoscono per Tito, Domiziano, Nerva, Traiano e Marco Aurelio, che addirittura “restituisce” denari di Marco Antonio del tipo con la galea, ancora in circolazione in quel periodo.
Alcune monete raffiguravano tipi e personaggi cari alla memoria del popolo romano e una volta che si procedeva al loro ritiro dalla circolazione (per via del forte stato di usura) l’imperatore provvedeva a riemetterne un certo quantitativo, con le stesse raffigurazioni ma aggiungendo la sua titolatura e il verbo RESTITVIT (“ha restituito”), abbreviato talora in REST.
La moneta che vedete raffigurata è un asse “restituito” da Tito che ritrae Marco Vipsanio Agrippa, generale e grande amico di Augusto, artefice dei suoi principali successi militari.
Umile e modesto, Agrippa rifuggì sempre gli onori pubblici. Tanta era la considerazione che aveva per lui, che il primo imperatore gli diede in sposa la sua unica figlia, Giulia, nel 21 a.C. e da questa unione, tra gli altri, nacquero Gaio e Lucio, in seguito adottati da Augusto come suoi successori. Il generale si spense in Campania nel 12 a.C., di ritorno da una campagna nell’Illirico.
Da una delle sue figlie, Giulia Vipsania Agrippina (meglio nota come Agrippina Maggiore), nacque, dall’unione con #Germanico, il futuro imperatore Gaio Cesare “Caligola”.
Proprio per onorare la memoria del nonno materno, Caligola fece emettere alcuni assi che ritraevano al dritto Agrippa con la “corona rostrata”, onore riservato ai generali vittoriosi nelle battaglie navali, e al rovescio Nettuno, con in una mano un delfino e nell’altra un lungo scettro. Questi rimandi al mondo navale e marino erano un chiaro riferimento alla vittoria nella battaglia navale di Azio, il cui esito favorevole ad Augusto fu soprattutto merito delle abilità di Agrippa.
Questa tipologia fu, tra le altre, ripresa e “restituita” dall’imperatore Tito tra l’80 e l’81 d.C.
La motivazione fu senz’altro quella di commemorare questo grande personaggio, caro alla memoria del popolo romano, ma non bisogna dimenticare che i Flavi non avevano né nobili natali né legami di parentela con i Giulio-Claudii. Emettere tipologie relative alla dinastia che faceva capo ad Augusto voleva dire in qualche modo cercare, attraverso di esse, la legittimazione a regnare su Roma.
di Fabio Scatolini