Suor Nathalie Becquart, le donne sempre più inserite nella Chiesa
La suora nominata sottosegretaria al Sinodo con diritto di voto esprime la sua soddisfazione. “Una chiamata per tutte le donne. Il Papa ha ascoltato la voce di chi chiede una maggiore presenza femminile”.
Nella Città del Vaticano gli uffici della Segreteria del Sinodo sono chiusi da un paio d’ore, ma Suor Nathalie Becquart, 52 anni, la donna della svolta, la prima suora nominata sottosegretaria al Sinodo dei vescovi, scende tre piani e viene ad aprire personalmente il grande portone di Via della Conciliazione 34. Perché lei è ancora lì a lavorare.
Di lei si possono dire tante cose. Prima donna Fisico, dalla corporatura esile da ex skipper, vestita elegantemente, occhi chiari e vivaci di chi ha la vita dentro e una caparbietà che può annientare. Si trova a Roma da circa un mese, dopo la nomina del Papa comunicatale al cellulare il 2 febbraio scorso, giorno della Vita Consacrata e ufficializzata poi il 6 dello stesso mese. Ha lasciato la sua comunità Xavière a Parigi, in cui ha sempre vissuto, e ora si trova al Vaticano a studiare, ascoltare, imparare. E, naturalmente, a preparare il Sinodo dell’ottobre 2022 sulla Chiesa sinodale, dove sarà la prima donna a votare. Unica in mezzo a centinaia di vescovi.
Nelle interviste rilasciate, Suor Nathalie Becquart, risponde sempre con il sorriso sulle labbra: “Quella di Papa Francesco è stata una chiamata molto importante per me, perché tramite lui ho ricevuto una chiamata dalla Chiesa, una chiamata da Dio. Tutta la mia vita è stata una successione di chiamate, ma come religiosa una nomina del genere è del tutto nuova. È così forte che non la sento come una cosa mia ma per tutte le donne, per tutto il popolo di Dio. Credo davvero che la scelta di nominare me, che non sono né vescovo né sacerdote, sia un modo del Papa di continuare ad aprire la porta ai laici e alle donne nelle strutture della Chiesa.”
Quando le si chiede quale messaggio trasmette il suo voto al prossimo Sinodo, lei umilmente risponde: “Il diritto al voto è una conseguenza dell’essere sottosegretaria del Sinodo e delle novità apportate dalla Costituzione del 2018 “Episcopalis Communio” che stabilisce che anche persone non ordinate possono essere membri del Sinodo. Al di là di questo, so bene che durante gli ultimi Sinodi, quello sui giovani e sull’Amazzonia, sono emerse questioni sul fatto che i delegati degli ordini religiosi potessero votare mentre le religiose donne no. Penso allora che questa mia nomina sia un fatto, e cioè che Papa Francesco abbia voluto ascoltare le voci e i desideri di chi chiede una maggiore presenza delle donne nella Chiesa a tutti i livelli.
Ritengo che nella Chiesa sia stato avviato effettivamente un processo di maturazione sulla questione femminile. La Chiesa è infatti inserita nella società e l’attuale momento storico ci mostra che, dopo secoli, il posto e il ruolo delle donne è cambiato: ora lavorano, sono chiamate da più parti, anche il rapporto con gli uomini è mutato. È molto importante arrivare ad un cambiamento di mentalità e questa è una sfida vera e propria in quanto veniamo da un’esperienza di impronta patriarcale. Basti pensare al fatto che in molti Paesi del mondo il diritto di voto per le donne è una novità recente. Non parliamo poi delle violenze e degli abusi ancora perpetrati nei confronti delle donne, delle discriminazioni nei campi del business, della politica, dello sport… Il cammino è lungo e arduo. Per questo la Chiesa dovrebbe essere d’esempio.”
Le si chiede se un incarico come il suo potrebbe essere un’apertura per una futura ordinazione sacerdotale delle donne, e lei risponde:
“Beh, penso che il Papa sia stato molto chiaro su questo punto. La questione chiave per lui credo che sia un’altra e cioè la separazione tra l’esercizio della responsabilità e il ministero ordinato. Per molto tempo, anche se all’inizio non era così, la leadership nella Chiesa è stata associata all’ordinazione, ma quello è passato. Il Papa cerca di disconnettere la responsabilità dall’ordinazione. La vera questione è un maggiore coinvolgimento delle donne nei processi decisionali. Credo che questo sia il tema chiave per la Chiesa di oggi. Papa Francesco sta seguendo questa strada di far diventare la Chiesa sinodale e sbarazzarsi di una Chiesa clericale. Una Chiesa come quella delle origini dove non c’era una leadership personale ma in cui si sviluppa un approccio più collegiale e un lavoro di squadra.
E credo che le basi ci siano tutte per giungere a questo traguardo. Perché il mondo sta cambiando e la Chiesa non può che adeguarsi a questo cambiamento.”
di Stefania Lastoria