Licenziamento dell’operaio dell’ex Ilva. Una pessima notizia per la democrazia
Riccardo Cristello è un dipendente dell’azienda AcerolMittal (ex Ilva) una sera decide di condividere su facebook un post girato da altre persone in cui si invita a seguire la fiction tv “Svegliati amore mio” che racconta una vicenda che ha delle similitudini con quello che da anni vivono i cittadini di Taranto a causa dell’inquinamento provocato dall’azienda siderurgica.
Riccardo, quindi, non fa altro che riprendere un post in cui non c’è nessun riferimento a persone, cose o aziende che possano in qualche modo essere riconducibili alla stessa AcerolMittal. Tuttavia, per quel post riceve prima un provvedimento disciplinare con la sospensione dal lavoro e dopo una settimana viene licenziato.
Un licenziamento inspiegabile e per molti versi pericoloso perché va a toccare il diritto alla libertà di opinione. In questo caso, non è solo un fatto di opinioni personali, ma di condividere, anche attraverso una fiction il dolore e la battaglia per un ambiente sano in cui lavorare e vivere.
Il dramma di Taranto afflitta da anni dall’ inquinamento causato dallo stabilimento Siderurgico, tra i più grandi di Europa, è sotto gli occhi di tutti, interi quartieri della città sono diventati il simbolo dei maggiori disastri ambientali del nostro tempo. Uno studio promosso e finanziato dallo stesso ministero della salute conferma che la situazione è estremamente grave.
Secondo i dati raccolti dai ricercatori, per mortalità e ricoveri nel periodo che va dal 2006 al 2013, nel Sin (sito di interesse nazionale) di Taranto “la mortalità generale e quella relativa ai grandi gruppi è, in entrambi i generi, in eccesso”, nella popolazione residente risulta in eccesso la mortalità per il tumore del polmone, per mesotelioma della pleura e per le malattie dell’apparato respiratorio, in particolare per le malattie respiratorie acute tra gli uomini e quelle croniche tra le donne.
Una condizione che associazioni, sindacati e cittadini denunciano da anni e che ha causato, scioperi nella fabbrica e numerose manifestazioni e proteste.
Semmai il prodotto televisivo in qualche modo non ha fatto altro che ‘umanizzare’ il dramma che vive un’intera città da anni divisa nel conflitto tra lavoro e salute.
Riccardo insieme al sindacato USB si è immediatamente opposto al provvedimento, ricevendo la solidarietà di migliaia di persone; la stessa protagonista della fiction l’attrice Sabrina Ferilli, si è schierata per sostenere il lavoratore, così come Simona Izzo e il regista Ricky Tognazzi che hanno preso parte al sit- in al Mise per incontrare il ministro Giorgetti.
L’azienda vorrebbe le scuse di Riccardo che invece sostiene che non ci sia niente di cui scusarsi, forse per qualcun altro le scuse avrebbero rappresentato la scorciatoia per uscire da questa situazione e riprendersi il posto di lavoro. Ma perché scusarsi. Abbassare la testa ad un atto di forza così mirato.
E soprattutto a quale costo. Scusarsi vorrebbe dire cancellare anni di battaglie per il diritto alla salute, vorrebbe dire ignorare il fatto che nel nostro paese esiste ancora il ricatto padronale davanti la salute.
E poi, che fine farebbe la dignità di quelle migliaia di famiglie che si battono perché il territorio in cui vivono possa rappresentare un luogo sicuro per i propri figli.
La vicenda di Riccardo, la sua coraggiosa determinazione riguarda, non solo lui, i lavoratori, i cittadini di Taranto, ma tutti noi perché se passa il messaggio che per le nostre idee, i nostri desideri, i diritti, possiamo essere perseguiti o soggetti a ricatto, allora abbiamo qualcosa di molto grande di cui temere.
Taranto è una città, inglobata dalla fabbrica, una città sofferente, come tante altre città. Se condividere il dolore di una città provoca il licenziamento è una pessima notizia, non solo per il diritto al lavoro, ma per la democrazia.
di Susi Ciolella