C’è bisogno di cambiamento

La Germania ha votato, due sono i dati emersi con chiarezza: la sconfitta del partito della Merkel e la scarsa attendibilità dei sondaggi, per i quali, evidentemente, molte delle simpatie pre-elettorali dei Grunen (Verdi) non si sono tradotte in voti.

In ogni caso, comunque, il cambiamento c’è stato, verso un modello politico più attento alle fasce più deboli della popolazione.

Il voto degli elettori ha rinnovato il Bundestag (Parlamento), nel quale i partiti lavoreranno per esprimere una coalizione di governo e un programma, cosa che può richiedere parecchio tempo. Su tale progetto il Presidente federale propone un candidato cancelliere, sul quale i deputati si esprimono mediante votazione segreta, e il cancelliere è eletto se riceve la maggioranza assoluta dei voti del Parlamento.

Il cambiamento c’è stato, e tra l’altro una prima conseguenza è l’ambizione del Presidente Francese Macron ad essere considerato nell’Unione Europea il leader post-Merkel (anche se nella prossima primavera il medesimo dovrà affrontare le elezioni politiche per un non facile rinnovo).

Un dato veramente importante, peraltro, è quello che i primi quattro partiti sono tutti filoeuropeisti, anzi, a favore di un’Europa con politiche unitarie più forti in politica estera, nella difesa, nella fiscalità (basta pensare che da noi i primi due partiti sono antieuropeisti)!

Ad essere sinceri, il segno più importante del cambiamento è stato quello del parlamento di Islanda (il primo nel mondo a maggioranza di donne, è stato comunicato inizialmente, poi corretto al solo 47,5 %, come in Svezia nel 2018). È utile ricordare che è un dato costante nell’Unione Europea, con il 30% nel 2018, in progressione rispetto al 2003 quando rappresentavano circa un quinto (21%) dei membri nei parlamenti nazionali. 

Sale anche la quota di donne membri del governo nei Paesi dell’Unione, passata dal 23% nel 2003 al 30% nel 2018 (nel governo Draghi sono il 34%, e nessuna è di sinistra).

Anche il numero di presidenti e di primi ministri donne nei paesi dell’Ue è aumentato nel periodo 2003-2018. Nel 2018, si sono registrate tre capi di governo donne (11%), assenti del tutto invece nel 2003. Il dato nazionale, purtroppo, è ancora zero, e sono deboli le speranze per le prossime elezioni del Capo dello Stato.

Ma i segnali di cambiamento ci sono, anche da noi. Da quelli folcloristici all’Arena di Verona, dove il pubblico progressista dei fans di Battiato ha cacciato Sgarbi, a quelli nell’ambito del governo dove il ministro leghista(?) Giorgetti accetta scelte negate dal capo Lega, o a quelle (sia pure solo espresse dai sondaggi, ad oggi) delle prossime elezioni comunali.

Sono cambiamenti modesti, è vero. Del resto il piano di Draghi appena proposto e accettato da Confindustria ha le linee di quello che egli propose al Convegno 2020 di Comunione e Liberazione, associazione in cui sono cresciuti alcuni degli attuali ministri e sulla quale in questi giorni è intervenuto Francesco (che vorrebbe per l’intero pianeta azioni ben più spinte!) nominando delegato speciale monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, al fine di custodirne il carisma e preservare l’unità dei membri. Il delegato speciale, a far data dal 25 settembre 2021, assumerà temporaneamente, ad nutum        della Sede Apostolica, con pieni poteri, il governo dell’associazione. Anche lì ci sono quindi modifiche in corso, certo non radicali come quelle sulla Curia, in cui qualcuno già pensava al conclave… Ma Francesco ha detto “Io sto bene” ed ha promesso nuove visite pastorali per il 2022!

E modifiche importanti ci sono anche negli USA, con la presidenza Biden. Anche là, niente di radicale, ma almeno a favore dei lavoratori c’è un piano di 2 miliardi di dollari, così come è annunciata una tassazione più importante, progressiva, per gli alti redditi (anche se nulla è previsto per patrimoni e successioni).

A proposito di successioni, vale la pena conoscere la situazione nell’Unione Europea. In Italia la franchigia di 1 milione è sufficiente a evitare completamente l’imposizione, mentre negli altri paesi non è così. In Spagna l’imposta ammonterebbe a circa 335mila euro, in Francia a 270mila, nel Regno Unito a 245mila e in Germania a 115mila”. Ma, sempre in Italia, ad una proposta della sinistra di un aumento del 2% della tassa di successione per i patrimoni oltre il milione, con destinazione al lavoro dei giovani, Draghi ha detto che non è il momento di prendere soldi ai cittadini, ma di darne. Naturalmente dello stesso parere sono state Fi e Lega.

I cambiamenti, invece, sono importanti in Cina, dove l’offensiva culturale voluta da Xi Jinping fa parte di una strategia di rieducazione più ampia. Gli ideali comunisti enfatizzati in 14 “principi primari”, con una vera e propria campagna di moralizzazione lanciata dal Partito.

I capisaldi attorno ai quali essa ruota sono il dogma delle «riforme complete e profonde» e delle «nuove idee in via di sviluppo», la promessa di «vivere in armonia tra uomo e natura», l’autorità «assoluta del partito sull’esercito popolare», l’importanza del modello «un Paese due sistemi» (Hong Kong e Macao) e la riunificazione con la madrepatria (Taiwan).

Sono cose che ci sembrano lontane, quasi grottesche, ma che riguardano un miliardo e quattrocento milioni di persone, che da esse, probabilmente, avranno qualcosa di meglio nella loro vita. E non è poco.

C’è infine un cambiamento di cui in questo periodo si pensa finalmente di avere bisogno, che è quello della paga oraria minima garantita. Al riguardo, nella Unione Europea si sta pensando ad una Direttiva. Anche qui, niente di radicale, non si abolisce lo sfruttamento, ma forse si riesce a ridurlo. Anzi, nella società di oggi qualcuno pensa che serva per aumentare i consumi, e questo sarebbe una beffa.

Voglio tornare ai sondaggi sulle nostre elezioni. Mi auguro solo che in qualche modo si riduca la illogicità di un paese che da un lato accetta in grande maggioranza la politica di rilancio dell’Unione Europea (e soprattutto i cospicui finanziamenti) e dall’altro sostiene i due primi partiti nazionali nettamente antieuropei.

Io vengo dall’altro millennio, sono nato sotto il fascismo, ho visto la Repubblica Italiana che nasceva dalla Resistenza, ho visto crescere la democrazia e la qualità della vita per molti. Poi la crisi, pesante, con la società del profitto, dello sfruttamento, del consumo forzato, dell’egoismo che non rispetta gli altri.

E vorrei tanto che ci fosse un cambiamento.

E cioè che si ritornasse alla libertà, all’uguaglianza e soprattutto alla fraternità proposte dalla Rivoluzione Francese.

di Carlo Faloci

 

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