Il grande inganno

Sembrano avverarsi i peggiori incubi che scrittori come George Orwell e Aldous Huxley hanno prefigurato, rispettivamente in “1984” del 1948 e ne “Il mondo nuovo” del 1932. Due romanzi di genere fantascientifico distopico, che significa utopia al negativo: si realizzano gli incubi, i peggiori sviluppi, e non i sogni. Due opere in cui è anticipato e descritto uno stato di cose futuro in cui si avverano situazioni, sviluppi tecnologici e assetti politico-sociali altamente negativi. Due opere la cui attualità atterrisce.

Orwell paventa un mondo dove si è soggetti ad un controllo esasperato della vita privata e uno stato di guerra permanente.

Huxley presenta un mondo pacificato, popolato da una umanità non più vivipara, gestazione e parto non sono più prerogativa delle donne, rigidamente stratificata in classi geneticamente predeterminate e condizionate fin dalla vita prenatale, che non è più intrauterina: lo sviluppo del feto avviene in apposite fabbriche dove gli appartenenti alle varie classi sociali sono condizionati all’accettazione del loro ruolo attraverso la ripetizione ossessiva dello stesso messaggio, reiterato per migliaia, milioni di volte. Il risultato è una umanità felice, felice perché inconsapevole, senza più desideri inappagati, perché le uniche fantasie sono quelle consentite, indotte dal condizionamento. Un mondo nel quale, come afferma il selvaggio, uno dei protagonisti, non esiste più neanche la possibilità di essere infelici. La felicità è un dovere del suddito, perché tali si diventa in queste condizioni.

Sembra essersi realizzata una diabolica sintesi dei peggiori incubi dei due scrittori:

  • uno stato di guerra permanente: non c’è stato un solo giorno in cui sia cessato il fragore delle armi dall’inizio della Seconda guerra mondiale ad oggi, attualmente sono una trentina i conflitti in corso;
  • una capacità dei poteri forti, statali e non, di controllare lo svolgimento della vita delle persone. Valga come esempio quanto avvenuto nella ex DDR ad opera del ministero chiamato Stasi e della sua polizia segreta, che aveva messo in piedi un sistema in cui tutti i cittadini erano sorvegliati e, di fatto, controllavano e spiavano i propri vicini;
  • le cosiddette intercettazioni di comunicazioni private;
  • il fenomeno conosciuto come Big Data e cioè la raccolta dei dati relativi ad ogni essere umano. Solo chi ha disponibili grandi risorse finanziare è in grado di raccogliere, organizzare ed analizzare tali informazioni e di condizionare, attraverso questi dati desideri e aspettative, di indurre bisogni, anche se non sono tali.

Diventa fondamentale, in tali condizioni, avere la capacità di orientare e dirigere la pubblica opinione, come i regimi totalitari del XX secolo ci hanno dimostrato, tragicamente.

L’utilizzazione e il controllo della macchina del consenso, o di distrazione di massa, o del fango, dipende dall’uso del momento, passa per il controllo dell’informazione, appannaggio dei poteri economici e politici. Il moderno sviluppo tecnologico ha azzerato la distanza e il tempo per quanto riguarda le comunicazioni. Le notizie sono disponibili ovunque, in tempo reale e in enorme quantità. Non è facile distinguere la fondatezza e la veridicità delle notizie nella grande quantità di informazioni che vengono diffuse dalle fonti ufficiali e da quelle indipendenti. È una quantità enorme di informazioni, di difficile verifica e condizionata dai finanziatori, che diffondono con enfasi quelle coerenti con la propria logica e i propri fini, nascondendo le incoerenti, le non funzionali; o le distorceranno, quando non le inventeranno, come nel caso delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, mai trovate ma che hanno provocato una guerra.

Facciamo un altro esempio: la guerra in Ucraina ha fatto irruzione su tutti i mezzi di informazione. Sono state catapultate le immagini di morte e distruzione sui teleschermi di tutte le case, ogni giorno, più volte al giorno, fino a quando le opinioni pubbliche, dei paesi della NATO, non hanno accettato come necessario l’aumento degli stanziamenti ai ministeri della guerra e che in questa guerra saranno usati. Ottenuti gli stanziamenti, cioè i soldi che le industrie belliche si spartiranno, le notizie sulla guerra vengono spostate dalla prima pagina, diventano così secondarie.

Meglio far dimenticare che la guerra continua, con la stessa violenza distruttiva. Sono ormai mesi che l’offensiva Ucraina, finanziata dai paesi NATO, continua con successo e i russi arretrano; si sarebbe portati a pensare che gli Ucraini siano arrivati a Vladivostok. Invece la guerra è diventata stagnante, poco movimento del fronte, grande utilizzo di ogni tipo d’arma, a vantaggio dell’industria della morte.

Il bombardamento quotidiano di spot pubblicitari non promuove soltanto prodotti commerciali, ma modelli di vita da imitare, il desiderio di affermazione e di potenza, l’inganno che tutto sia a portata di mano, che tutti possano tutto: basta dare in cambio di beni di consumo e illusioni, il proprio tempo lavorativo futuro. In comode rate giornaliere.

Molte le false notizie che circolano sui sistemi di comunicazione, spesso sono tendenziose, sempre di difficile identificazione e dunque di difficile interpretazione.

La notizia, apparsa in internet, che Elon Musk, padre padrone della Tesla, uno di coloro che possono muovere le leve decisionali, il secondo uomo al mondo per ricchezza, dichiari: “La nostra nuova piattaforma, UBU Finance, aiuterà le persone a diventare più ricche IN POCO TEMPO: invece di lavorare per portare a casa ogni singolo centesimo, facciamo in modo che siano i soldi a lavorare PER TE!”, è falsa.

Chi ha cercato di usarla, ha fatto leva su un mito del nostro presente, un mito indotto, quello dell’arricchimento rapido, che permetta di vivere senza lavorare; di guadagnare senza la necessità di “sporcarsi le mani”.

Ma se qualcuno guadagna senza lavorare, è lecito pensare che altri lavorino senza guadagnare, perché ciò avvenga. Molti, moltissimi, lavorano in condizioni di sfruttamento, se possono farlo, magari in altri luoghi del mondo, per riuscire stentatamente a mettere insieme quanto basta per pagare le rate dei sogni di onnipotenza inseguiti, o sopravvivere.

Potremmo chiamarla speculazione finanziaria o in chissà quale altro modo, ma a ben vedere è la negazione del lavoro come valore.

Quello che in realtà sta accadendo, e che si cerca di nascondere, è la compressione dei redditi delle fasce medio-basse in atto in tutto il mondo occidentale, che costituiscono la maggioranza, la distruzione dello stato sociale.

Stiamo tornando ad una situazione in cui le masse hanno soltanto la possibilità di perpetuarsi, di riprodurre la forza lavoro necessaria al sistema, perché di essa, nonostante la tecnologia, c’è ancora bisogno.

È necessario che le masse escano dalla subalternità, dalla sudditanza intellettuale che impedisce di pensare a qualcosa di diverso da cambiamenti che risultano essere solo avvicendamenti ai posti di comando di gruppi sociali che sostituiscono i precedenti e si integrano con essi, per continuare ad esercitare la loro egemonia, la direzione politica, culturale, intellettuale e morale.

È necessario pensare ad un diverso modello di società in cui non sia il profitto, di pochi, al centro delle strategie operative, un’economia non incentrata esclusivamente sulla produzione/appropriazione di beni materiali, ma soprattutto sull’uomo e sulla sua umanità. Un modello diverso può essere pensato da minoranze illuminate e progressiste, ma affinché possa diventare patrimonio collettivo, deve crescere la capacità di analisi di ognuno, la presa di coscienza, la capacità critica, quel discernimento acquisibile attraverso l’istruzione, che sola fornisce gli strumenti necessari a sviluppare quell’intelligenza di cui abbiamo bisogno affinché il nuovo modello di società possa essere immaginato e realizzato.

Pertanto, risultano ancora di estrema attualità le parole che Antonio Gramsci scrisse sul primo numero de L’Ordine Nuovo, pubblicato il primo maggio del 1919.

“Istruitevi perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la nostra forza”. Un’esortazione, un imperativo che vale per tutti noi.

Corrado Venti