Anima mundi

Baroncini

“È una brutta epoca,
ecco tutto”
R. Wurlitzer

La mattina di Pasqua mi arrivano le fotografie del campo profughi di Idomeni. Me le manda Margherita, che ha 18 anni e che per tre giorni sta sul confine tra Grecia e Macedonia davanti a un muro di filo spinato a registrare per immagini un pezzo di mondo dimenticato da Dio. É brava, Margherita, a raccontare le storie a parole. Con le immagini se la cava anche meglio. Nelle sue fotografie il campo profughi é una distesa di piccole tende sdrucite. Tra le tende: pozzanghere, migliaia di occhi; gente e nient’altro. In aria, niente cavi della corrente, niente tombini delle fognature; in terra niente strutture in muratura. Tantissimi, troppi bambini. Siccome è Pasqua, quel che mi viene in mente é che non c’é traccia di Resurrezione, a Idomeni. Vedo invece una Passione, iniziata in Siria sotto le bombe e finita davanti a un muro di filo spinato. Idomeni é l’ultima stazione di una Via Crucis che non ha niente a che vedere con quella trasmessa in mondovisione -Venerdí Santo- dal Colosseo. Per esempio, la Via Crucis di Idomeni non ha le luci, né quelle artificiali né quelle mediatiche. Succede interamente al buio, lontano dallo sguardo dei più. Chiedo in giro: la gente, di quel campo profughi, ne sa poco e niente. Non sa che il confine greco-macedone è ormai chiuso e non si passa più, che i macedoni sparano lacrimogeni su chi prova a forzare il muro, che ci sono fermi, nel freddo e nel fango -senza assistenza- 4000 bambini.
Sono i bambini delle fotografie che ho sotto gli occhi. Stanno fermi lì, dentro e fuori da una tenda di nylon, come i fiori di un’aiuola. Il vento li scrolla un po’, ma li lascia inchiodati in un pezzo di terra.
Le foto di Margherita sono una lunga teoria di ritratti magnifici e crudi. D’altra parte sono gli scatti di uno spirito nuovo, giovane. A 18 anni tutto è ancora chiaro, definito: non sono ancora vaghe per lei le stelle dell’Orsa; le mediazioni, i compromessi, li imparerà col tempo, suo malgrado. Per adesso il suo sguardo é ancora capace di restituire l’anima del mondo per quello che è: intera.
I bambini più piccoli nei ritratti sorridono inconsapevoli. Gli altri, quelli già cresciuti, sono più seri. Hanno cominciato a capire qualcosa, o forse hanno già capito tutto del loro domani. Ce n’è una, di fotografie, di una bambina che non sorride. Avrà dodici anni. Non ha voluto sorridere, mi dice Margherita. Magari un giorno ne avrà voglia, ma oggi no, oggi proprio non é cosa. Chissà da quanto tempo non fa un pasto decente, non dorme una notte serena. Vederla non muove a tenerezza, perché ha negli occhi la fierezza della dignità. Se c’è un dio che sa morire e poi risorgere in questo giorno di Pasqua, allora lei ha tutto il diritto di fargli due domande. E pretendere le risposte.
4000 bambini in fuga dalla guerra, rifiutati dall’Europa, relegati in tenda, condannati ad ammalarsi di freddo e di sporcizia.
Mi chiedo quante scuole d’infanzia ci vogliano per ospitarli. E quante ce ne siano in giro per il vecchio continente. Solo in Italia le scuole materne sono migliaia, tutti “asili” statali che noi finanziamo pagando le tasse. E che ospitano anche i figli di tutti quelli che le tasse le pagano in parte, o non le pagano affatto.
Perché a qualcuno tutto e di più e a qualcun altro niente di niente? Moriremo malati di rimpianto e disuguaglianza. Da grandi, tutti quei bambini ce ne chiederanno ragione.

di Daniela Baroncini

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