Violenza di genere: diminuiscono i casi, ma rimangono gli omicidi più efferati. Occorre maggiore consapevolezza

A un certo punto non ti difendi neanche più. Non hai neanche più paura. Nella tua mente c’è un calcolatore che misura tra quanto torna a casa, tra quanto inizia e per quanto devi ancora sopportare”. Questa è la testimonianza che Beatrice ha rilasciato al programma “Nemo – nessuno escluso” (Rai2) lo scorso dicembre. Uscita da una terribile relazione durata due anni, ora si ripromette di trascrivere la sua storia in un libro. Racconta di pugni, schiaffi, testate sul pavimento, tentativi di soffocamento, morsi. Si può chiamare stupro quando è il tuo compagno o tuo marito a costringerti a un rapporto sessuale? Sì e Beatrice racconta anche le sue violenze sessuali.
“Ero arrivata a pesare 38 kg. Ero anoressica. Stavo lentamente scomparendo, non ero più io. Quando capisci che non vuoi morire allora lì torna la paura e decidi di fare qualcosa, anche se sei terrorizzata e non sai come uscirne”. Lei è riuscita a venirne fuori rivolgendosi al centro anti-violenza della sua città.

Al centro anti-violenza di Pavia (che non sappiamo se essere quello di Beatrice, ndr) nel 2017 sono arrivate 552 donne, mentre solo nel primo semestre del 2018 si è già arrivati a 315 nuovi ingressi. Solo il 33% sono straniere, il restante 67% sono italiane massacrate probabilmente da educatissimi uomini altrettanto italiani. I carnefici sono quasi sempre i mariti o i compagni, nel 30% dei casi gli ex.

Sfogliando i quotidiani giovedì 27 settembre a Ravenna una 43enne nigeriana ha denunciato il compagno, un connazionale di 46 anni: dopo la segnalazione e l’arresto dell’uomo, la donna è stata portata in ospedale dove sono state accertate “pregresse e ripetute violenze”. Ne avrà per 40 giorni. Il giudice ha predisposto l’allontanamento dalla casa e il divieto di avvicinarsi alla donna. Una misura con la quale, almeno chi scrive, non si sarebbe sentita al sicuro.
Il giorno dopo arriva la notizia dell’infermiera di Avola, Loredana Lopiano, uccisa dall’ex fidanzato 19enne della figlia, Giuseppe Lanteri, che non si rassegnava all’idea di essere stato rifiutato da una delle figlie della donna. Loredana è stata accoltellata per questo ed è morta, alle 7 e mezza del mattino, davanti la porta di casa sua. Con lei c’era la figlia di 18 anni.
Si può dire con certezza che siamo alla follia. Ogni giorno è un’escalation continua di violenza.

In Italia, nella fascia di età compresa tra i 16 e i 70 anni, il 31,5% delle donne ha subito una violenza, fisica o mentale. Si parla di sei milioni e 788 mila persone.
L’identikit della vittima perfetta è tra i 38 e i 47 anni, con figli e può in passato aver già subito maltrattamenti fisici o psicologici. Più esposte le donne separate o divorziate, istruite, con un posizione buona se non elevata. A differenza di quanto si potrebbe credere non ci sono grandi differenze territoriali nel nostro Paese: ci sono più violenze sessuali al Sud e fisiche al Centro e Nord; ma la violenza sulle donne è un problema dell’intero Stivale. Un’indagine del 2014 rivela che oggi ci sono meno casi di violenze, le donne sembrano essere più consapevoli ma ancora si registrano casi davvero molto violenti, come dimostra l’omicidio di Loredana.

Come vieni fuori da una situazione esplosiva che però non temi neanche più? Per cui non hai più neanche la forza di provare paura? La risposta è nella consapevolezza, nell’educazione delle ragazze e dei ragazzi, nella capacità da parte di istituzioni e genitori di comprendere un disturbo che ignorato potrebbe diventare letale.

di Irene Tirnero

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