Il senescente filmico di Robert e Clint

The Old Man&The Gun, con Robert Redford, e The Mule(Il corriere), di e con Clint Eastwood, si dice siano i due film di addio al grande schermo dei due celebri divi del cinema americano. Celebri anche per la loro diversità politica. Più che democratico, di sinistra il primo; repubblicano, addirittura trumpiano, il secondo, anche se i suoi film non sono mai stati di destra. Sarà che “Clint” non è che il diminutivo di Clinton, il verto nome battesimale di Eastwood. Che poi si stiano davvero congedando dallo schermo è tutto ancora da vedere.

È singolare però che entrambi, prima Robert, poi Clint, se ne escano con questi due film in cui la vera scena è la loro senescenza, vecchiezza, a tratti decrepitezza. Sì, certo se sono film di commiato, non potevano che inscenare soprattutto sé stessi, anche se attraverso il medium di un personaggio. Personaggio, però, significa persona in azione, ossia nel compimento di concreti atti esistenziali. E Aristotele, nella Poetica, scrive che gli autori migliori inscenano personaggi/azioni nobili, mentre quelli scarsi materia più volgare. Questa è anche la differenza tra tragedia e commedia, tra valore drammatico alto e basso.

Che Redford ed Eastwood siano autori/registi/attori/produttori di vaglia non c’è alcun dubbio, anche a prescindere dalla caterva di riconoscimenti che hanno ricevuto nel lungo cammino della strepitosa carriera. Eppure qui mettono in scena dei poco di buono. Robert un rapinatore di banche, Clint un corriere della droga per i messicani del famigerato Cartelo.  C’è allora già un primo rovesciamento: da nobile ad ignobile, da materia alta a bassa, da tragedia a commedia. Sì, il tono della commedia permea come un gentile zefiro entrambi i film, anche nei momenti maggiormente drammatici.

Soprattutto, però, c’è un rovesciamento più vistoso. Sono due vecchi sulla soglia della decrepitezza a compiere imprese che sarebbero per giovani malviventi. Nei termini tecnici della sceneggiatura, della scrittura di un film o copione, si chiama trovata. Ossia un rovesciamento del senso comune, di ciò che normalmente vediamo accadere nella vita. Esempio: un mulo che parla e ragiona meglio di un uomo. Vedasi Francis, il mulo parlante, di Arthur Lubin (1950). Rovesciamento ancora più spinto, perché è come se le due vecchie glorie si stessero congedando attraverso azioni/personaggi tipici dei loro film da giovani. Tipici e sedimentati, quasi come cliché, nella nostra memoria di spettatori. Attraverso loro, torniamo anche noi alla nostra forza, coraggio, spavalderia, eros giovanili. Il cinema ci riporta a quei nostri fotogrammi che sono sì passati, eppure rimasti presenti, avvolti dentro la bobina di quel film che si chiama esistenza. Sì, noi spettatori di una certa, perché i giovani di una non ancora certa età, al cinema non ci vanno quasi più. Hanno le loro serie TV sul Pc.

Ilsenescente filmico, inoltre, conferisce saggezza, grazia, soavità, persino poesia, a imprese sì delinquenziali, ma che in realtà stanno solo a simboleggiare la turbolenta incoscienza, spensierata e ridanciana irresponsabilità della nostra giovinezza. Soprattutto senza violenza, e per scopi non di bieco arricchimento o potere personale. Nel film di Clint, anzi, sono proprio i giovani a delinquere in modo scellerato. Come potrebbe essere diversamente, dato che non frequentano i cinema. A guardare solo le serie TV non si può che finire che con l’essere un po’ tutti latinosdalla pelle bruna, meticci narcos e narcotizzati, affiliati al “Cartello” dello spaccio mediatico mondiale. La Legge, infatti, quella stratificata nel nostro inconscio del cliché dello sceriffo o detective tenace ha qui gli occhi cerulei di Bradley Cooper. Occhi da personaggi/azioni/attori della nostra memoria senescente, luminescente del cinema. Bastano gli occhi, perché ruolo e interpretazione attorno a essi contano qui molto meno.

Assai più penetrante in ruolo, azione e interpretazione, il detective che dà la caccia a al vecchio rapinatore gentiluomo di banche Thuker-Redford. Non ha gli occhi azzurri, ha moglie, figli, tran tran domestico da impiegato, ma si chiama John Hunt, ossia Jonny Caccia. È un hunter, un cacciatore, già nel cognome, e nel film si vede, eccome. Lo interpreta acutamente Casey Affleck. Eros da super dotate, tutte tette e chiappe, da mettere a rischio d’infarto il vecchio Leo-Clint. Buchi non solo di culo ma anche di sceneggiatura, purtroppo. Sentimento, fascino, romanticismo senile in Forrest-Robert, insieme al suo delizioso gioiello amoroso, Jewel-Sissy Spacek.

Entrambi i film sono tratti da storie vere. Questo non significa che essi siano in grado di regalare la statuetta che manca ancora a tutt’e due i divi: quella dell’Oscar quale Migliore Attore.

Inoltre, “tratti” non significa che le cose siano andate esattamente come raccontato sullo schermo. Ma che importa alla fine! L’importante per la vecchia, incallita industria culturale è il massaggio cultuale. Ossia dedicato al culto della senescenza, della decrepitezza, che è l’unica ad avere ancora il volere e il potere d’acquisto non solo per il cinema e il teatro. Più che a rapinare e spacciare droga, dunque, adatta a essere giovanilmente rapinata e drogata dal vero potere economico mondiale.

di Riccardo Tavani

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