Sono le disuguaglianze a dare fragilità

Sono le disuguaglianze a dare la fragilità. È l’economia di mercato a creare le disuguaglianze. Il capitalismo è il male della economia che genera povertà. La mercificazione del corpo, la tratta,, la condizione di subalternità, fanno delle donne le vittime del mercato e del neoliberismo.

Suor Gabriella Bottani, sull’Osservatore Romano del 24 ottobre:”La tratta di persone la possiamo comprendere nel contesto più ampio dell’economia di mercato, caratterizzata dal modello neo-liberista che privilegia il profitto rispetto ai diritti umani, creando una cultura di violenza, mercificazione e disuguaglianze. Tutto questo è all’origine del traffico di esseri umani…Essere donne, ci permette di capire nella nostra vita cosa significhi subire una diseguaglianza, dice suor Gabriella, ed è già un elemento di vulnerabilità; ma ci sono altre dinamiche che si innestano su questo. La discriminazione razziale, ad esempio; come nelle comunità indigene dell’Amazzonia, che è il punto da cui sono partita nel 2007, dove essere afrodiscendenti o indigene aumenta le probabilità di essere vittime di tratta”. La disuguaglianza aumenta il rischio di violenza, di stupro e di tratta. La vulnerabilità rende preda. “Le persone vulnerabili, continua suor Gabriella, sono prede per la tratta di esseri umani, ma guardare il problema solo da questo lato, rischia di stigmatizzarle come povere donne. Invece non è così, noi abbiamo una forza incredibile”. Suor Gabriella Bottani un anno fa è stata nominata, dal Presidente Mattarella, Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, per il suo impegno contro la tratta delle donne e come coordinatrice internazionale delle Rete Mondiale Talitha Kuala.

“Se da un lato esiste la vulnerabilità, dall’altro esistono delle risorse importanti che possono promuovere un processo di trasformazione reale, di resistenza, di innovazione. La nostra rete è un po’ questo. Ci dicono “poverine”, siete vulnerabili, e noi rispondiamo che no, non siamo vulnerabili, siamo rese vulnerabili, che è una cosa diversa”. Suor Gabriella usa parole forti, resistenza al sistema neo-liberista che ci rende vulnerabili. Resistenza ad un sistema economico che crea disuguaglianze e fragilità. È consapevole della forza delle donne, della loro capacità di trasformare la realtà che opprime in quotidianità che include. La questione è anche culturale:”Avremo bisogno di riflessioni profonde da un punto di vista filosofico, antropologico, sociopolitico, che ci aiutino a comprendere quali siano le ragioni che portano a questo tipo di azione disumanizzante, al ritorno della schiavitù. A me una cosa è chiara già da diversi anni: la tratta di persone è un po’ come la punta di un iceberg, è il risultato delle dinamiche complesse del nostro tempo. C’è un aspetto ontologico, uno sociale, uno economico…è una delle espressioni della parte malata della nostra società. Mi rifiuto di credere che sia normale, perché non lo è: ecco, una delle cose che rifiuto e che faccio fatica a digerire è proprio questa normalizzazione dello sfruttamento. Anche se si esprimono con modalità diverse, la tratta di migranti e la tratta di persone si intersecano nel punto in cui la persona umana non esiste più; viene annientata nella sua dignità e tutto il resto diventa possibile perché porta guadagno”. Il ritorno alla schiavitù, alla degradazione della dignità umana, con il solo scopo del guadagno. L’avidità che uccide, corrompe, violenta, stupra. La vita non ha più alcun valore, spodestata dal valore del denaro, del profitto, dell’aumento del capitale. Una economia così è una pandemia per il genere umano. Il neo-liberismo è la pandemia delle donne, le rende vulnerabili, le toglie dignità per poi sfruttarle sulla strada. Ma l’importante è non arrendersi: ”Rafforzare, sostenersi, non cedere a dinamiche che possono portare ancora dentro la vulnerabilizzazione, ad avere sempre bisogno di aiuto. Qualsiasi gruppo, qualsiasi persona, ha delle potenzialità, delle forze, delle caratteristiche che devono essere valorizzate; è il concetto della resilienza, ma è qualcosa di più, qualcosa che, oltre a resistere, ti permette di cambiare. Bisogna offrire degli spazi di cura e di protezione, che alla fine siano spazi di libertà, dove la persona possa veramente evolvere e ricostruire la propria vita. Come rete, lo dico a me stessa, dobbiamo crescere in questa dinamica di valorizzazione delle risorse che abbiamo, metterci in rete, non contrastarci”. Dobbiamo cambiare il sistema economico (questa economia uccide dice Papà Francesco) con uno che metta al centro del suo agire il bene comune, le persone, che elimini il profitto umanizzando il lavoro, redistribuendo la ricchezza a favore della povertà. Un sistema umano che ci faccia sentire “Fratelli tutti”.

di Claudio Caldarelli

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