Hofer in Austria e le tempeste nazionaliste

Giovanni Antonio Fois

Sono passati “solo” 5 anni. Cinque anni dal culmine della crisi economica, cinque anni dall’attentato terroristico alla Chiesa dei Santi ad Alessandria d’Egitto, dalla caduta di Ben Ali in Tunisia, di Mubarak in Egitto, di Gheddafi in Libia. Sono stati cinque anni difficili e concitati per i popoli del “Vecchio continente” (forse i più duri dal secondo dopoguerra), ma ancor di più lo sono stati per gli uomini e le donne dei paesi del Medio Oriente e del Nordafrica. La politica europea non ha saputo rispondere alle richieste d’aiuto arrivate dal Mediterraneo, macchiandosi di crimini indicibili. Così come abbiamo assistito a migliaia di barconi carichi di anime disperate andare alla deriva, anche la nave politica UE ha perso la rotta maestra, ritrovandosi inesorabilmente tra le torbide acque degli estremismi nazionalisti e rischiando continuamente il naufragio.

La notizia dell’affermazione in Austria del leader della destra xenofoba Hofer al primo turno delle presidenziali, rappresenta l’ennesima, terribile burrasca. Hofer ha vinto a sorpresa il primo turno con il 35 per cento, distaccando di 15 punti il favorito Alexander van der Bellen dei Verdi. Popolari e socialisti, che governano l’Austria dal dopoguerra, sono precipitati entrambi all’11 per cento, frutto anche di candidature che personificavano la vecchia politica rifiutata dagli elettori. Basta dare uno sguardo a tutti i candidati per rendersi conto che il volto del 45enne ingegnere informatico Hofer, spicca tra le facce di altri 5 matusalemme. Nonostante questo, rimane da chiedersi come può più di un terzo degli elettori austriaci fidarsi di una persona che fa dell’odio e della discriminazione i punti cardine del proprio programma politico, in un momento storico così drammatico, dopo aver visto le immagini strazianti diffuse dai media in questi 5 anni. Immagini che dipingono uomini che gridano al mondo la propria disperazione, che ripescano i corpi senza vita dei bambini dalle onde, che scappano sotto il fuoco dei bombardamenti americani ed europei.
Se in questi 5 anni non siamo stati capaci di metterci una mano sulla coscienza, ma al contrario abbiamo solo alimentato il fuoco della rabbia e dell’ignoranza, non possiamo definirci figli della civiltà e del progresso. La colpa non è solo di chi difende a spada tratta gli ideali xenofobi e nazionalisti, ma anche di chi ogni giorno si lascia andare a commenti sterili, senza ragionare, contro tutti quelli che vengono considerati “diversi”. La colpa non è solo di quel terzo di cittadinanza austriaca. Pensiamoci bene. La colpa è di tutti noi.

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