Papa Francesco e Hölderlin 

Bisognerebbe fare una ricerca accurata ma, a intuito, credo che le due citazioni in tedesco, a braccio, di Papa Bergoglio durante la conferenza stampa sul volo di ritorno dal Bahrein, siano le prime citazioni di un Papa delle liriche del poeta Friedrich Hölderlin, il più grande poeta tedesco, tra i più grandi poeti europei di sempre. 

Un giornalista tedesco ha fatto al Papa una domanda su come la Chiesa cattolica tedesca possa meglio vivere la sua grande storia e tradizione, e cosa possa imparare da una chiesa viva e forte come la piccola comunità cattolica in Bahrein, e il Papa, a braccio, spontaneamente, due volte rispondendo ha citato Hölderlin, riportando due passi sulla grandezza del destino e della storia della Germania. 

Io mi sono tanto emozionato, quasi commosso, per queste citazioni, per svariate ragioni, la prima delle quali è che ci ho colto un segno fausto, propizio, uno dei pochi in questa tanto difficile congiuntura dei tempi. 

È francamente impossibile parlare di Hölderlin. Ogni parola che si aggiunga al fascio denso di luce, altezze e silenzio in cui la sua poesia è capace di sprofondare chi la incontri, dà la netta impressione di sperperare tutto quel dono sconvolgente che il poeta tedesco è stato capace di condensare nei frammenti tormentati, inquieti, irredenti e abbaglianti che costituiscono la sua eredità eterna. 

Hölderlin, la cui storia di vita è potente tanto quanto la sua parola poetica, non morì con gli onori della fama, tanti dei suoi amici non si presentarono neanche al funerale, al quale erano presenti una manciata di studenti dello stesso collegio dove aveva studiato lui, che già si passavano, commentavano, scavavano, godevano i suoi versi. 

Hölderlin è riuscito nella titanica e spietata impresa di essere al contempo una soglia ineludibile per l’intera cultura occidentale ma anche un giovane timido, fragile, umile, schiacciato da una vita che l’ha fatto crollare e sprofondare in decenni di pazzia. 

In silenzio, invito tutti a leggere, o rileggere, le opere di questo poeta. I suoi Inni, il suo romanzo Hyperion in cui, negli anni 90 del 700, riesce con una lucidità impressionante, folgorante, stupefacente, a vedere con chiarezza le prime avvisaglie e l’esito della crisi che come Occidente viviamo oggi. 

Ma Hölderlin fece di più. Non si fermò ad annunciare il cielo vuoto e il collasso degli dei e dell’era della religione quasi due secoli prima di Nietzsche, non si fermò all’annuncio della notte, ma ci lasciò una traccia, un segno, che inequivocabilmente addita la necessità di trovare niente di meno di un nuovo modo di essere umani su questa terra per poter superare quest’ora. 

Questo sarà l’esito della crisi, questo l’esito della notte. 

“Jetzt aber tagts! 

Ich harrt und sah es kommen,
Und was ich sah, 

das Heilige sei mein Wort.”

“Ma ora è il giorno! 

L’attesi, l’ho visto venire.
Quello che vidi, il Sacro, sia la mia parola”.

Io credo, in tutta umiltà, che l’era delle religioni sia giunta al termine, e che siamo già in quella, appena iniziata, della tecnica, nella quale, sul supporto delle teorie cognitiviste, ci addentriamo in un tempo in cui ridurremo sempre di più l’umano a una macchina prevedibile, gestito ed eterodiretto da macchine e algoritmi più efficaci e potenti di lui.

Ritengo inoltre, in tutta umiltà, che l’unica speranza di dare a questa atroce transizione un senso evolutivo sia che le civiltà ritrovino la propria linfa e attingano da essa una nuova antropologia, un nuovo modo di esistere e di essere umani.

L’unica speranza per l’Europa è che essa ritrovi un contatto con le sue radici poetiche, umane, spirituali, cristiane ma anche liberamente laiche. 

Hölderlin questo l’aveva chiaro duecento anni fa, e lo ha detto con una chiarezza e una lucidità che sconcertano e fanno venire in mente davvero quel mondo apollineo di quell’antico Dio greco che poteva, donando intuizioni di luce sconvolgente e cristallina, anche colpire una mente umana e portarla alla pazzia. 

Che il Papa, il vescovo di Roma, sappia Hölderlin a braccio in tedesco, mi sembra un ottimo, magnifico segnale, che la chiesa e il cristianesimo stanno davvero andando verso una grande direzione evolutiva di cambio di paradigma, che è l’unico modo, lo capiva anche molto bene Pasolini, in cui la Chiesa cattolica potrà sopravvivere in questa micidiale morsa dei tempi. 

Giacomo Fagiolini 

 

Print Friendly, PDF & Email