Donne all’assemblea

“Poiché gli uomini sono quelli che sono, e tutto nelle loro mani va come peggio non potrebbe, rimane una sola salvezza: che le donne assumano esse il potere…ed è del tutto naturale che le donne, assunto il potere, facciano esattamente il contrario di quello che avevano fatto sempre gli uomini…”

Donne all’assemblea conclude la trilogia “femminista” di Aristofane, iniziata nel 411, venti anni prima, con Tesmoforiazuse e Lisistrata.

Una commedia che mette al centro il ruolo della donna, in un modo completamente nuovo e diverso, da come, fino ad allora, era stato il ruolo delle donne.

Convocate da Prassagora, le donne ateniesi, camuffate da uomini con mantelli e stivali, bastoni e barbe posticce, si riuniscono di notte, uscendo di casa di nascosto dai mariti che dormono. Prassagora espone la sua idea con una brillante orazione: poiché tutto va a rotoli, per incapacità e corruzione degli uomini, non rimane che una via di salvezza: affidare il governo alle donne. Una idea rivoluzionaria per quella epoca, una idea che stravolgeva completamente il normale, per l’epoca, corso delle cose. Rivoluzionarie nel gesto, ma conservatrici e tradizionaliste nella gestione della casa, ad amministrare le risorse con oculatezza, contro ogni novità e cambiamento, sapranno governare altrettanto bene la città. Le donne, essendo madri, eviteranno guerre, avventure pericolose per la vita dei loro figli.

Le donne di Aristofane, quindi, organizzano un colpo di stato. Occupano l’Ecclesìa mentre i mariti dormono. I finti uomini, cioè le donne travestite, che costituiscono quasi l’intera Assemblea, approvano legalmente la proposta di Prassagora di affidare il governo della città alle donne.

Dal resoconto della assemblea emergono alcune rivoluzionarie novità. La più importante ed innovativa è che tutti i beni devono essere comuni. La ricchezza ripartita. Abbattere le disuguaglianze sociali. Tutti metteranno a disposizione i propri beni, mobili e immobili, e a questo enorme patrimonio comune, amministrato dalle donne, tutti attingeranno in parti eguali. Così nessuno avrà più motivo di rubare ciò che gli appartiene. Poi, le donne saranno in comune con tutti gli uomini e faranno figli con chiunque voglia. E anche qui, per mantenere il principio di uguaglianza, chi vuole una donna giovane, dovrà prima soddisfare una donna non più giovane e non più bella. Ma la stessa regola vale per le donne che prima di andare con un uomo giovane e bello, dovrà soddisfare un uomo vecchio e brutto.

Non ci saranno più cause o tribunali, perché tutto è di tutti e nessuno potrà fare causa a se stesso. Le sedi dei tribunali saranno trasformate in sale da pranzo dove tutti andranno a banchettare a spese dello Stato. Certo non mancano le furiate o i piccoli brogli di coloro che prima di consegnare la ricchezza aspettano di vedere cosa faranno gli altri. Ma l’assemblea delle donne è sovrana.

La commedia di Aristofane fu rappresentata la prima volta al Leneo nel 393 ma non ci sono notizie certe sull’esito della rappresentazione. Ciò che colpisce in Aristofane e la grande capacità intuitiva e di fatto innovativa sul comportamento delle donne. Un comportamento che rompe ogni schema ed ogni forma di subalternità della donna rispetto all’uomo.

Emanuele Caldarelli

 

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