Ancora terrore e morti, in terra di Francia

Guido faloci

Strage a Nizza: camion sulla folla che festeggiava il 14 luglio

Ecco cos’è il terrore: non potersi rilassare mai, non sentirsi mai al sicuro, non poter vedere più in un camion, semplicemente un mezzo che trasporti merci.

La notte del 14 luglio, la più importante festività nazionale francese, sulla notissima Promenade des Anglais di Nizza, città marinara del sud della Francia, un camion lungo 15 metri da 4 tonnellate, si getta sulla folla a 80 chilometri all’ora, uccidendo almeno 80 persone e ferendone altre decine, in modo grave. Anche senza ancora nessuna rivendicazione, proprio per la scelta di una data tanto simbolica e per quella di un obbiettivo “qualunque” (nonché dell’azione), è chiara la matrice islamica di un simile atto terroristico.

Ogni bilancio, ogni dato, sono puramente indicativi, poiché solo nelle prossime ore, nei prossimi giorni, parzialmente alzata la cortina di riserbo per le indagini e fatte le opportune verifiche tra coloro che sono dispersi, si potrà sapere tutto con maggiore esattezza.

Di certo c’è solo che questa strage avviene nel momento in cui i francesi tiravano un sospiro di sollievo, dopo aver brillantemente superato il pericolo di attentati, durante i campionati europei di calcio. Nel festeggiare la loro Festa Nazionale, pur in allerta, non pensavano ad una simile carneficina: difficile credere che tra le musiche assordanti, i fuochi d’artificio, sulla folla che assiepa una passeggiata lungomare in una notte di festa di metà luglio, possa abbattersi la ferocia dell’ennesimo invasato. La folla, in quel contesto non poteva rendersi conto di quanto stava accadendo e non ha potuto mettersi tempestivamente al riparo, da quel mostro d’acciaio che procedeva a zig-zag per meglio uccidere degli inermi pedoni.

L’autore della strage, ucciso per fermarne la furia omicida, era un franco-tunisino di 31 anni risiedente in città, di cui ancora non si sa nulla. Così come non si sa se sul camion, crivellato di colpi per arrestarlo, ci fossero complici (nel caso, riusciti a scappare). Si sa solo che sul camion sono state trovate anche armi.

Il presidente Hollande che era in procinto di annullare lo stato d’emergenza per eventuali attentati terroristici (dal 26 luglio), propugnando un “ritorno alla normalità”, lo prorogherà per altri 6 mesi.

Con questa strage, la Francia paga un prezzo durissimo per il proprio interventismo militare e, forse, dovrà definitivamente imparare che col terrorismo non possono esserci mai momenti in cui si possa abbassare la guardia, si possa tirare il fiato. Col terrorismo, bisogna abituarsi a vivere come a Londra durante la battaglia d’Inghilterra, quando non c’era giorno, non c’era ora, che la morte e la distruzione non piovessero dal cielo.

Le uccisioni da parte di chi inneggi (facendone parte, o soltanto “ispirato”) all’ISIS o ad Al-Qaida, non si risolvono con bombardamenti in Libia o in Siria, perché il terrore colpisce in casa. Il pericolo non si può fermare solo con militari armati fino ai denti, vicino ai punti sensibili, poiché gli attentati possono avvenire ovunque, da chiunque: occorre rivederne le strategie di prevenzione. Al terrore non si può opporre solo un semplice blocco al traffico veicolare: contro un mezzo di quella portata, servivano dei cavalli di frisia. Ma soprattutto, per non cadere nella psicosi del nemico ovunque, occorre ancor più fare fronte comune coi tanti membri delle comunità islamiche, che vogliono vivere pacificamente, perché i “cani sciolti del terrore” vengano tempestivamente isolati, individuati e messi in condizione di non nuocere.

di Mario Guido Faloci

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