I calendari del Duce

Per noi cresciuti nei “superficiali” anni ottanta, quando le passioni politiche che avevano intrecciato la quotidianità e le relazioni dei giovani degli anni 70 erano molto più che sfumate, le icone da poster o da calendario erano attrici, cantanti e calciatori, insomma personaggi dello star system. I più sensibili esponevano cuccioli vari o tramonti sul mare. Qualcuno, pochi, puntava sul Che.
Oggi pare sia prepotentemente di moda il fasciocalendario. Non c’è edicola che non esponga il suo bell’almanacco del Duce.
Uno sfoggio di mascelle, braccia tese e fasci littori accolgono gli avventori e si propongono di fargli compagnia, giorno dopo giorno, per un anno.
Sotto l’aspetto puramente estetico, la scelta di abbellire le proprie mura con immagini di quel tipo è, francamente, incomprensibile.
Più grave della sgradevolezza visiva è però il clima che sottostà a un acquisto del genere.
Nel linguaggio pubblico è molto diffusa l’opinione che tende a rappresentare il fascismo come un sistema politico che, tutto sommato, non è stato poi male per l’Italia. Bonifiche, strade, non rubava nessuno.
Come spiega lo storico del fascismo Emilio Gentile, si è proposta negli ultimi anni un’immagine bonaria del fascismo. Una dittatura certo, ma tollerante. Non cattiva e brutale come quelle tedesca e sovietica.
Eppure il fascismo è stato un regime totalitario responsabile di crimini contro l’umanità, di leggi razziali, dell’entrata in guerra al fianco del regime nazista. E, visto che in Italia ormai scandalizzano solo le ruberie dei politici, è utile ricordare che durante il fascismo la corruzione galoppava. Mussolini conquistò il governo anche grazie alle urla contro il corrotto regime liberale ma, una volta al potere, i fascisti svuotarono le casse dello Stato. Un ladrocinio che vedeva protagonisti gerarchi, ministri, sottosegretari, podestà e vertici militari.
Fortunatamente, quando la storia si ripete, lo fa sotto forma di farsa.
Tornando ai calendari si può dire, senza offendere alcuna sensibilità, che si stava meglio quando le idee erano leggere e sui calendari ci finiva Samantha Fox?

di Enrico Ceci

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