Viaggio ai confini del disagio

Il disagio sociale è sempre esistito, l’ignoranza alimenta mostri, non solo nel senso metaforico ma anche fisico: già in passato licantropi, vampiri, zombie trovavano riscontro in un’ampia letteratura di testimonianze dirette, tanto sincere quanto infondate e inverificabili.

La tecnologia, il progresso, non hanno certo eradicato il fenomeno; ha solo cambiato volto. I lupi mannari di oggi non hanno ipertricosi e non soffrono di dolorose dermatiti che li costringono a ululare alla luna, ma sono altrettanto spaventosi: bevono il sangue dei bambini, compiono riti satanici e alcuni ascoltano persino Rita Pavone.

Su Telegram, su Youtube e sui social in generale, si muove un sottobosco di disagiati che ha trasformato queste superstizioni, credenze, in vere e proprie religioni. Parlo di Qanon ma non solo. Anche dei no-vax, dei raeliani, di chi crede ai rettiliani e a ogni sorta di complotto che mente umana possa concepire. È sufficiente che una mattina un burlone qualsiasi si svegli, inventando una teoria cospirazionista, per innescare un passaparola devastante che trasforma padri di famiglia e persone all’apparenza equilibrate in perfetti idioti. Il caso storicamente più eclatante è quello che riguarda la presunta (e infondata) correlazione tra vaccini e autismo: tutto nacque da uno studio nel quale lo stesso autore, tale Wakefield, riconobbe di non esser riuscito a trovare nessuna correlazione. Nessuna. Eppure da quello studio partirono le basi di un movimento inarrestabile di ignoranti e autodidatti della virologia che obbligano, tuttora, luminari della Scienza a dover specificare, e addirittura dimostrare, l’assoluta infondatezza di queste tesi. Il movimento Qanon parte da basi non meno assurde, una sorta di boutade che prende piede dal Pizzagate, lo scandalo in cui presunti leak, riguardanti politici importanti durante le presidenziali del 2016, avrebbero rivelato la presenza di un traffico di minori che coinvolgeva nomi noti della politica americana. Quasi comici, dicevo, perché quelle ipotesi complottiste non si fermarono lì. Si sarebbe dovuto capire subito la portata della cosa quando un americano, imbottito di stupidate e piombo, si recò al Comet Ping Pong (una delle pizzerie al centro di questo fantasioso scandalo), sparando col suo fucile, e arrivarono minacce di morte al proprietario della pizzeria. Su Telegram è possibile fare un tour all’interno del disagio, è sufficiente inserire poche parole chiave (qanon o vaccini, per dirne due) per avventurarsi in un viaggio agli estremi limiti dell’ignoranza, osservando il brulicare di stronzate che alimenta le menti di queste persone e che, attraverso il passaparola, corre da una chat all’altra per diffondersi come una piaga virale.

La maggior parte delle persone sorridono a leggere le assurdità partorite da questi individui eppure il problema è ben più ampio. Innanzitutto perché è globale: abbiamo sul nostro territorio persone che non sanno distinguere l’Arizona dal Guatemala eppure sanno con certezza quanti voti Biden (un bevitore di sangue di bambini, secondo la teoria Qanon) ha rubato a Trump, stracciandosi le vesti per la sua sconfitta, invocando complotti e brogli elettorali che li avrebbero privati di non si capisce quale libertà di cui Trump era portatore sano.

Poi, perché abbiamo poco da snobbare l’ignoranza dei complottisti: è risaputo che i principali siti di bufale sono condivisi nei gruppi dei grillini e dei leghisti (per dire i principali) e che tali persone votino e lo facciano anche in massa: come dimostrano i sondaggi.

La morale della favola? Non c’è. Potete farvi due risate entrando nei gruppi Qanon o nei fan club di Di Maio e Salvini, ma sarà una risata amara: c’è ben poco da ridere quando le strade sono appestate di imbecilli che negano l’esistenza del covid, filmano i corridoi dei pronto soccorso e rifiutano qualsiasi forma di prevenzione arrivando – come il caso riportato dalla cronaca recente – persino a negare di essere ammalati anche quando si trovano in ospedale con tutti i sintomi e le evidenze della malattia. Anche gli Stati Uniti sono pieni di questa marmaglia, in Francia sta spopolando il film Hold-up che “documenta” il piano mondiale dietro la pandemia e trova tra i suoi supporters volti noti al pubblico come quello di Juliette Binoche e Sophie Marceau. C’è davvero poco da ridere.

di Marco Camillieri